Procuratore capo: “Mladic sarà ricordato nella storia per le molte comunità e vite che ha distrutto”
Ratko Mladic è stato condannato all’ergastolo perché colpevole di genocidio e altri nove capi di imputazione per crimini di guerra e contro l’umanità di cui doveva rispondere, in relazione alle atrocità commesse durante la guerra in Bosnia Erzegovina, combattuta dal 1992 al 1995. La sua condanna, che chiude un processo lungo cinque anni, era attesa dalle famiglie delle vittime dei massacri compiuti durante la guerra nella repubblica ex jugoslava, che fece 100mila morti e 2,2 milioni di sfollati e cui il nome di Mladic sarà per sempre legato.
La lettura della sentenza è stata interrotta dallo stesso Mladic, 74 anni, che ha urlato all’indirizzo della corte dopo il rifiuto dei giudici di posporre il procedimento o saltarne una parte per le condizioni di salute dell’imputato. Il giudice Alphons Orie ha allora disposto il suo allontanamento dall’aula.
“Qualcuno oggi sosterrà che il nostro giudizio sia un verdetto contro il popolo serbo. Il mio ufficio rigetta questa affermazione: Mladic è colpevole, solo lui” ha scritto in una dichiarazione il procuratore capo Serge Brammertz. Una dichiarazione in cui contesta anche il fatto “che altri potranno dire che Mladic è un eroe e che stava difendendo il suo popolo: il nostro giudizio dimostra che niente può essere più lontano dalla verità. Mladic – conclude – sarà ricordato nella storia per le molte comunità e vite che ha distrutto”.
Il peggior massacro compiuto in Europa dalla seconda guerra mondiale
Mladic era accusato di aver orchestrato una campagna di pulizia etnica, una campagna che include Srebrenica, il peggior massacro compiuto in Europa dalla seconda guerra mondiale, l’uccisione nei giorni a partire dall’11 luglio 1995 di 8mila tra uomini e ragazzi nell’enclave musulmana orientale di Srebrenica, che le Nazioni Unite avevano dichiarato protetta. Arrestato nel 2011, il suo processo è durato 530 giorni, ha visto sfilare oltre 500 testimoni e presentare 10mila documenti.
Il ‘macellaio dei Balcani’, così veniva soprannominato l’ex generale che era al comando delle truppe che entrarono a Srebrenica nel luglio 1995, venne descritto dall’allora negoziatore di pace Richard Holbrooke come “una di quelle combinazioni letali che la storia occasionalmente produce, un assassino carismatico”.
Mladic è stato chiamato a rispondere anche dell’assedio di Sarajevo, la capitale bosniaca isolata dal resto del mondo dalle sue forze e colpita quotidianamente dal fuoco dei cecchini che sparavano dalle colline circostanti la città e terrorizzavano la popolazione: i morti furono oltre diecimila.
Alla fine della guerra, il generale Mladic si diede alla fuga e venne rintracciato solo 16 anni più tardi, durante l’irruzione delle forze dell’ordine nel giardino di una piccola casa nel nord della Serbia. Aveva due pistole, ma si è arreso senza opporre resistenza, prima di essere estradato all’Aja per il processo.
Nel 2011, un giudice ha formalizzato una dichiarazione di non colpevolezza a nome di Mladic, che si rifiutava di cooperare. Poi è iniziato il processo. La sentenza a carico dell’ex leader militare dei serbi di Bosnia arriva ad oltre un anno da quella contro Radovan Karadzic, 40 anni di carcere. Quanto all’ex presidente serbo, Slobodan Milosevic, l’altro nome per sempre legato alle guerra balcaniche e alle loro atrocità, venne arrestato nel 2001 e trasferito all’Aja ma è morto prima che il suo processo potesse essere completato.
Adnkronos
foto: Ansa