La leader del gruppo neonazista tedesco dell’Nsu (Nationalsozialistischer Untergrund) Beate Zschaepe è stata condannata all’ergastolo dopo essere stata giudicata colpevole di dieci omicidi, tra cui otto persone di origini turche, un greco e un agente di polizia, in Germania fra il 2000 e il 2007, al termine del processo a suo carico, e di altri quattro membri della banda, iniziato nel 2013 presso l’Alta corte di Monaco. Dalla stampa gli omicidi erano stati battezzati “delitti del kebab”.
La condanna di Beate Zschaepe, giunge al termine di un processo durato cinque anni che non ha ancora chiarito tutti i misteri dei ‘delitti del kebab’ e del gruppo neonazista che li ha perpetrati. La Zschaepe, 43 anni, è l’unica sopravvissuta della cellula Nsu, di cui si sono suicidati gli altri due membri: Uwe Mundlos e Uwe Boehnhardt.
“La nostra fiducia nelle istituzioni dello Stato è stata scossa”, ha dichiarato all’agenzia stampa Dpa, Gokay Sofuoglu, presidente della comunità turca in Germania, secondo il quale il processo non ha chiarito le complicità di cui avrebbero goduto i tre neonazisti. La vicenda venne alla luce il 4 novembre 2011 nella città tedesca di Eisenach, dove Mundlos e Uwe Boehnhardt furono trovati cadaveri in un pulmino in fiamme dopo un apparente omicidio-suicidio per sfuggire alla polizia che dava loro la caccia per una rapina. La Zschaepe si consegnò poco dopo alla polizia dopo aver incendiato l’appartamento blindato dove viveva il terzetto nella città orientale tedesca di Zwickau. Fu così che le autorità scoprirono una catena di omicidi anti immigrati che l’Nsu aveva compiuto fra il 2000 e il 2007 in diverse città della Germania.
La scoperta del complotto neonazista fu uno choc per la Germania, che aveva a lungo sottovalutato la pericolosità del fenomeno. Commissioni d’inchiesta nei parlamenti dei land di Sassonia, Turingia e Baviera hanno evidenziato la mancanza di cooperazione fra le forze di polizia e i servizi dei diversi stati federali, errori e sottovalutazioni nelle indagini sui delitti, documenti andati perduti.
Adnkronos
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