Minivocabolario di Paolo Tebaldi
«Allontanamento, temporaneo o definitivo, da un luogo o da una comunità, per lo più motivato da ragioni disciplinari; negli sport a squadre, allontanamento di un giocatore dal campo, decretato dall’arbitro per gravi infrazioni al regolamento di gioco» (Il Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana).
Riferendoci a quest’ultima accezione, l’espulsione avviene quando il giudice di una partita estrae il fatidico cartellino rosso. Può essere la conseguenza di due falli puniti con il giallo ma, non di rado, si assiste ad incresciosi casi di brutalità gratuita. E’ giusto quindi punire ogni forma di violenza, fuori e dentro gli stadi, sanzionare pene esemplari a chi si comporta in modo incivile, contravvenendo al fair play, alla correttezza di una competizione agonistica, a volte persino mettendo a repentaglio l’integrità fisica dell’avversario. Il football è uno sport tra i più affascinanti del mondo, con regole, tattiche, sistemi che appassionano giornalisti, commentatori e milioni di spettatori. E’ un vero peccato che troppo spesso sia avvilito dai comportamenti sleali di chi disputa un incontro più per far male che per divertirsi, dall’aggressività bestiale di fan che si comportano da comuni delinquenti, da combine e risultati truccati e, non ultimo, da un mercato di vendite e acquisti dei giocatori dominato da un giro pazzesco e incredibile di denaro.
Il primo significato del vocabolo in questione sollecita alcune riflessioni sulle vicende politiche italiane e su certi provvedimenti legislativi in vigore in Svizzera.
Nella storia del Belpaese uno dei fatti più clamorosi fu la radiazione, decisa dal comitato Centrale del PCI, il 24 novembre 1969, di Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli, accusati di «frazionismo». Erano stati tra i protagonisti della nascita, nello stesso anno, del mensile «Il manifesto” ed avevano assunto posizioni critiche sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Con un salto di quasi mezzo secolo e seguendo le cronache dei giorni d’oggi, molto inchiostro è stato versato e molto se ne verserà ancora a proposito della destituzione di deputati e senatori 5 Stelle, rei di non pensarla allo stesso modo di Grillo e del guru Gianroberto Casaleggio. I commenti degli opinionisti sono divergenti: alcuni sostengono che in un movimento rivoluzionario il bianco è bianco e il nero nero, non si tollerano compromessi e colori intermedi, è indispensabile seguire codici di comportamento sottoscritti dagli aderenti e non interferire sulle risoluzioni e sulle scelte decise dall’alto. Altri invece affermano che anche all’interno di una comunità come quella dei 5 Stelle il confronto, il dibattito, la diversità di opinioni sono essenziali per non abbassare il tasso di democrazia, per evitare il populismo, la demagogia e le derive autoritarie.
E’ lecito asserire che ogni forma di espulsione dettata dall’insofferenza, dall’intolleranza,
dalla supponenza non aiuta lo sviluppo di una società ordinata, dove i cittadini abbiano pari opportunità di espressione e di crescita civile e culturale.
Nella Svizzera che nel corso dell’ultimo conflitto mondiale ospitò numerosi rifugiati antifascisti, nella Svizzera dove oltre il 23% della popolazione è immigrata, nella Svizzera patria della Croce Rossa Internazionale e di benemerite organizzazioni umanitarie, l’espulsione è, tuttavia, un carattere non secondario delle politiche nei confronti degli stranieri. Sul voto del 9 febbraio «contro l’immigrazione di massa» si è gia parlato a lungo, anche in questo giornale. Poco spazio mediatico, invece, è stato riservato all’increscioso episodio avvenuto recentemente in Ticino. Un giovane di 17 anni, kosovaro, nato e cresciuto nel Cantone di lingua italiana, ben inserito nella realtà locale, apprezzato da amici e conoscenti, in procinto di iniziare l’apprendistato, ha ricevuto un provvedimento di espulsione firmato dalla maggioranza del Consiglio di Stato. Dovrà rientrare nel suo paese d’origine dove non l’aspetta nessuno. Le speranze di questo ragazzo di proseguire un sereno percorso esistenziale in Svizzera sono state vanificate dalla crudele applicazione di una norma burocratica, «dalla dissennatezza, dall’egoismo e dall’opportunismo – come ha scritto il quindicinale Area – di quattro governanti fabbricanti di drammi umani. Semplicemente vergognoso!» Giudizio sferzante che non si può che condividere.