A meno di 60 giorni dal voto delle Europee 2024, in Italia tutto sembra più confuso che altro. Fino a qualche tempo fa si pensava che Schlein e Conte stessero costruendo le fondamenta per un solido capo largo che magari sarebbe tornato utile anche alle Europee, questo prima dell’inchiesta di Bari che ha mandato tutto in frantumi, a partire dalle elezioni nella capitale pugliese. Così ad oggi non si capisce bene cosa faranno M5s e Pd per le Europee e lo scenario che si configura è quello che esclude il campo largo, ma la situazione che disorienta maggiormente è quello che sta capitando all’interno della maggioranza. Disorientava già la distanza di idee tra Meloni e Salvini quando quest’ultimo soprattutto si è dichiarato apertamente vicino a Le Pen e mai con la Von der Leyen, mentre la Premier italiana lasciava ben presagire un possibile appoggio alla riconferma della presidente della Commissione Ue. Come potevano concorrere Premier e Vicepremier per due linee completamente differenti per le Europee? E come può Meloni conservare la sua posizione nell’estrema destra europea se cammina di fianco a Ursula Von der Leyen? A stuzzicare la nostra Premier in proposito è anche Le Pen che le chiede a chiare note se Meloni sosterrà o no la rielezione della presidente della Commissione Ue. Tutto questo, mentre già in Italia ci si interroga se una così differente posizione tra Salvini e Meloni possa svelare dei possibili problemi interni della maggioranza. Questo accadeva fino a poco tempo fa, fino a quando, cioè, invitata da Bruno Vespa la Premier ha affermato “Von der Leyen è la candidata alla commissione del Ppe mentre io sono presidente dei conservatori europei che potrebbero anche avere un loro candidato, dobbiamo ancora deciderlo. Le ricostruzioni – sul sostegno a Von der Leyen – sono surreali, sono filosofia, perché chi farà il presidente della Commissione si vedrà sulla base di come votano i cittadini e non si decide prima a tavolino”. Tutte fantasie che si sono fatti gli altri, dunque, e se la premier ha avuto a che fare con Von der Leyen è stato esclusivamente perché con lei “ho costruito una collaborazione perché era doveroso farlo. Le elezioni poi sono un’altra cosa”. Ma soprattutto “l’unica cosa da non fare è dividerci tra di noi, perché così facciamo un favore alla sinistra” afferma Meloni, lasciando intendere che la maggioranza è ben salda, come è emerso anche dal voto compatto contro la mozione di sfiducia a Salvini e Santanché. Allora, a livello europeo sembrerebbe che la situazione sia ben salda, anche se, ha precisato Meloni, “la decisione deve essere ancora presa”. Poi però arriva la domanda sulla “pace edilizia” che il Ministro delle infrastrutture Salvini ha avanzato subito dopo aver archiviato la questione della mozione di sfiducia e Meloni si è trovata quasi impreparata: “Mi accennò qualcosa tempo fa. Oggi ho visto che ha ribadito che sta lavorando a questa norma ma non la conosco, non sono in grado esprimere giudizio – spiega la Premier -. Se si parla di sanare piccole difformità, questo è ragionevole, ma non posso commentare una norma che non conosco”. Ma in che senso la Premier non conosce una norma avanzata da un suo Ministro? E interrogato sullo stesso piano salva-casa, anche Antonio Tajani non sembrava poi così informato: “Appena il testo sarà definito verrà presentato a tutti”. Allora forse qualche problema c’è, se poi non sembrano così compatti quando si parla di questioni interne. Ma la destra per lo meno ha il merito di saper restare unita anche se l’unico loro pensiero è quello di “non fare un favore alla sinistra”!
Redazione La Pagina