È stata lanciata una petizione per permettere ai residenti in Svizzera e nel Regno Unito di votare da remoto alle elezioni europee
“Chiediamo al governo di superare questa rigidità normativa estendendo questo diritto all’oltre 1 milione di italiani e italiane in Regno Unito e Svizzera, come primo passo verso un provvedimento completo che includa tutti i connazionali nel mondo”, si legge nella comunicazione degli autori della petizione, di cui seguito riportiamo il testo.
La petizione
Tutte le cittadine e i cittadini italiani sono europei, ma alcuni sono più europei di altri.
È il caso di dirlo in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo dell’8-9 giugno quando oltre 1 milione di italiani che vivono alle porte dell’Unione, ovvero nel Regno Unito e in Svizzera, non potranno votare da remoto ma dovranno tornare al proprio Comune di origine per esercitare un diritto fondamentale protetto dalla Carta dei diritti dell’Ue (Articolo 39). Insieme a loro anche quelli che risiedono in tutti gli altri Paesi extra-Ue.
Lo stabilisce una legge vecchia di 30 anni – a cui il governo attuale decide di attenersi rigidamente – ormai inadeguata a regolare l’accesso al voto di una comunità di italiani all’estero sempre più ampia e anacronisticamente lasciata ai margini.
La maggior parte degli Stati europei, infatti, si è da tempo convertita a un più fluido esercizio degli strumenti democratici consentendo il voto a distanza alle Europee a tutti i connazionali che vivono oltreconfine.
A nome dei cittadini e delle cittadine italiane nel Regno Unito e in Svizzera chiediamo al governo di approvare una normativa che superi l’obsoleto Decreto-Legge 24 del 1994, n. 408, ripristinando il diritto al voto da remoto alle Europee per coloro che vivono nel Regno Unito – esclusi dopo la Brexit – e introducendolo per i residenti in Svizzera. Si tratterebbe di un primo passo rivolto alle due comunità più numerose e vicine geograficamente per poi estendere questo diritto a tutti gli italiani nel mondo.
Finora, a nulla sono valsi i tentativi dell’opposizione – che ha presentato un ddl e due emendamenti a firma dell’on.Crisanti (PD) della Circoscrizione Estero – di correggere questa rigidità. Considerando anche che il voto a distanza viene concesso a tutti i residenti all’estero per le Politiche e i Referendum, non si spiega in altro modo – se non con ragioni di opportunità politica – l’ostinazione del governo nel continuare a negarlo alle Europee.
In un anno cruciale per la democrazia nel mondo, in cui più di 60 Paesi sono chiamati alle urne, un esercito di italiani che vivono alle porte dell’Unione verrà dunque escluso da una possibilità garantita nella maggior parte dei Paesi occidentali. Oltre a essere l’unica in Europa, insieme alle piccole Malta e Cipro, che non permette il voto fuori sede a chi lavora sul territorio italiano lontano dalla propria residenza (mentre per gli studenti è in corso una prima importante sperimentazione di voto a distanza), l’Italia è rimasta tra le ultime a impedire il voto da remoto alle Europee a chi vive fuori dall’Unione. Insieme a noi restano indietro Slovacchia, Malta, Repubblica Ceca, Bulgaria e Irlanda (le ultime due vietano di votare in generale a chi non vive nell’Ue).
Una politica discriminatoria – si considerino i cittadini che non possono viaggiare per motivi di salute o di cura, o coloro che non hanno le risorse economiche per farlo – e antidemocratica. Si pensi inoltre alle ripercussioni in termini di impatto ambientale, costringendo centinaia di migliaia di persone a viaggiare in auto, treno, aereo, a spese del nostro Pianeta.
I tempi sono maturi per trovare soluzioni che garantiscano un esercizio equo e trasparente del diritto di voto per tutti gli italiani all’estero – allo stesso modo in cui viene concesso ai francesi, spagnoli, tedeschi, polacchi… che vivono oltre confine – nel rispetto dei principi della democrazia e dell’inclusione.
I risultati di queste elezioni determineranno i futuri equilibri geopolitici in tempi di guerre, instabilità finanziaria, disinformazione, cambiamenti climatici, intelligenza artificiale…
Limitare l’accesso al voto in questo contesto a comunità rilevanti come quelle degli italiani all’estero non solo mina la partecipazione democratica, ma indebolisce anche il legame tra i residenti all’estero e l’Italia.
Per maggiori informazioni https://www.thegoodlobby.it/campagne/voto-italiani-uk-svizzera/