Il gruppo parlamentare UDC ha scelto lo svizzero tedesco Thomas Aeschi, il romando Guy Parmelin e il ticinese Normann Gobbi per conquistare il seggio liberato da Eveline Widmer-Schlumpf
Il 30 novembre si è aperta, dopo il giuramento, la 50° legislatura (quadriennale dal 1931) delle Camere federali. Il primo compito importante del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati è l’elezione dei sette consiglieri federali che compongono il governo. L’Assemblea generale, oggi 9 dicembre, eleggerà il nuovo esecutivo. Non ci dovrebbero essere sorprese per le sei ricandidature, mentre l’Unione democratica di centro (UDC) invoca il diritto a occupare il seggio di Eveline Widmer-Schlumpf, che ha annunciato le sue dimissioni dopo la vittoria dell’UDC alle elezioni federali.
Per riuscire nell’intento, il più grande partito svizzero ha nominato tre candidati con adeguata rappresentanza delle diverse regioni linguistiche. Una scelta accurata che adempie i criteri che un’elezione in Consiglio federale esige. I vertici dell’UDC vogliono evitare a qualsiasi prezzo un secondo caso Widmer-Schlumpf, quando nel 2008 la grigionese fu eletta al posto di Christoph Blocher. In seguito fu espulsa dal partito, una clausola esclusione ancora vigente negli statuti del partito per chi accettasse un’eventuale elezione senza il consenso dei democentristi. Clausola criticata dal PPD come limitazione inaccettabile per l’Assemblea federale, che deve agire senza restrizioni.
La clausola non toccherà comunque i tre candidati ufficiali che ambiscono al seggio in governo. Non ci sono favoriti ma per molti esperti il ticket a tre è una strategia per spianare la strada al 36enne zughese Thomas Aeschi, un UDC puro, fedele a Blocher e profilato sul tema delle finanze, questione molto importante nei prossimi anni e d’idee simili al PLR. I vertici del partito lo vedono come l’ideale complemento all’altro ministro UDC, Ueli Maurer. Aeschi è presidente dell’UDC Zugo ed è stato eletto in Consiglio nazionale solo nel 2011. Politicamente è considerato un novello, ma il suo impegno a Berna è da considerarsi notevole: eloquente e sicuro nei dossier. Ad Aeschi manca però esperienza in un esecutivo. Il suo asso nella manica è la rapida carriera professionale tramite la sua azienda di consulenza, esperienza che Aeschi vuole trasferire al governo. Della sua vita privata non si sa quasi e i critici gli rimproverano di essere una persona accanita e inavvicinabile e di avere un atteggiamento da primo della classe.
Altri criteri contraddistinguono il consigliere nazionale vodese Guy Parmelin, contadino di mestiere e vignaiolo. Parmelin politicizza sulla linea di Blocher, ha il sostegno dei contadini molto influenti in parlamento e negli ultimi anni è virato sempre più a destra. Quattro anni fa era in lizza, ma dovette lasciare il campo libero al friburghese Jean-François Rime. Poi si è fatto un nome nella commissione della sanità, gli vengono attribuite competenze nei dossier e la facoltà di arrivare a compromessi. È il candidato della Romandia, ma nella Svizzera francese è visto più come uomo UDC ed è incerto se i romandi votino compatti per lui. O scocca la sua ora o tornerà nell’anonimato.
Era improbabile che giungesse una candidatura dal Sud delle Alpi, ma il consigliere cantonale Normann Gobbi della Lega dei Ticinesi è riuscito a farsi nominare e da un mese è passato all’UDC. Il 39enne Gobbi ha anche probabilità reali di essere eletto, poiché molti obiettivi del ticinese concordano con la linea politica dell’UDC, come la rivendicazione dei controlli alle frontiere. Inoltre su alcuni temi come l’AVS è più al centro-sinistra rispetto a Aeschi e Parmelin, ciò che potrebbe portagli consensi anche dalla sinistra. La sua candidatura è deplorata da Paolo Bernasconi, ex procuratore, che accusa Gobbi e la Lega di promuovere la discordanza non solo con Berna, ma anche contro le organizzazioni internazionali e il candidato è più propenso a rompere le relazioni che a trattare. Gobbi legittima la sua candidatura, perché all’Assemblea federale si presenterà con “il mio profilo e non quello della Lega.”
La corsa resta aperta. Fino a ieri i candidati UDC hanno avuto la possibilità di profilarsi e di esporre le loro posizioni sui diversi temi politici ai gruppi parlamentari. Tutti e tre sono stati dichiarati “eleggibili” dal PLR, PPD e PBD, tranne dai Verdi, che non hanno invitato nessun candidato per l’audizione, perché il loro voto non andrà a un rappresentante UDC. Il PS è insoddisfatto del trio UDC e ritiene che non abbiano le carte in regola sul piano della personalità e sembra orientato a optare per un membro UDC più moderato. Comunque non si prevedono sorprese o colpi di scena nonostante il centrosinistra si adoperi, forse, a presentare un candidato UDC all’infuori dei tre ufficiali. Uno dei tre candidati UDC sarà probabilmente eletto.
Gaetano Scopelliti