Il pianista torinese ha concesso a La Pagina un’intervista telefonica prima del suo concerto al KKL di Lucerna il prossimo 30 marzo
Ezio Bosso da anni è ormai considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione. Il suo stile e la sua ricerca sul concetto di musica empatica nonché il suo approfondito lavoro sugli strumenti ad arco, ne fanno un grande artista che registra il sold-out in tutto il mondo. Ma Ezio Bosso non ama parlare di successo: “Il successo non mi interessa. Io sono una persona. Non sono un personaggio. La mia è una dedizione e la musica siamo noi, è una fortuna che condividiamo. Ci insegna la cosa più importante: ascoltare», ci dice Bosso, e continua: “Io mi reputo fortunato, ho il piano. L’ho capito sin da piccolo: quel che mi rende più felice è la musica che per me è un prodotto d’amore”. Ezio Bosso, infatti, fa musica da una vita. Ha scritto colonne sonore e sale sui palchi di tutto il pianeta.
Ha cominciato quando aveva quattro anni, ha tenuto il primo concerto a 14, ha studiato composizione e direzione all’Accademia di Vienna. Ezio Bosso è stato anche alla guida (tra l’altro) della London Symphony Orchestra. Ha vinto premi in America e in Australia (unico non australiano ad aggiudicarsi il Green Room Award), ma anche a Bologna, città che lo scorso anno lo ha insignito del Nettuno d’Oro all’indomani della sua esecuzione integrale del movimento finale della Sinfonia N. 4 Alma Mater, da lui composta e dedicata alla Magna Charta dell’ateneo felsineo. Durante il concerto di Lucerna ascolteremo brani del suo album “The 12th Room” pubblicato nel 2015. “The 12th Toom” è la teoria delle 12 stanze che Bosso ci spiega così: “C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima, e ricominciare”. Ma quanto è religioso Ezio Bosso?: “Sono religioso senza una fede: il mio atto di fede è la musica, che mi fa alzare ogni mattina e mi fa stare più che posso a migliorarmi (non a essere “il migliore”). Sono partito dalla parola “stanza” (ho una stanza che mi è antipatica, dove certi giorni devo rimanere chiuso) e mi sono imbattuto nel libro della teosofa Helena Blavatsky, secondo cui la vita non ha un inizio e una fine, il percorso è circolare”. Ezio Bosso ci parla anche del suo ultimo lavoro discografico “And The Things That Remain” e spiega: “È il titolo di un trio per violino, violoncello e pianoforte. Riguarda quella domanda che a un certo punto ci facciamo, inevitabilmente: cosa resta di tutto alla fine, cosa resta dopo? Cosa rimane di noi e cosa ci è rimasto? Ho raccolto parole, testimonianze, oggetti, qualsiasi cosa avesse il senso di una riposta per le persone a cui mi rivolgevo: fotografie, poesie, lettere, suoni, pitture. Ecco, anche questa piccola antologia rappresenta in fondo alcune delle cose che sono rimaste”.
Il frammento musicale che gli somiglia di più è stato scritto da Bach: “È da sempre il mio punto di riferimento. Bach e, soprattutto, Beethoven, il mio papà. Da lui ho imparato la disciplina, l’essere liberi anche da se stessi. L’Ego è nemico, guai a prendersi sul serio”.
Siamo ansiosi di ascoltare lo straordinario talento del Maestro Ezio Bosso giovedì 30 marzo a Lucerna nel prestigioso teatro KKL che il pianista torinese conosce già grazie a sue altre esibizioni in passato.