Migliaia di lavoratori metalmeccanici sono scesi nelle piazze italiane, venerdì scorso, da Nord a Sud, per urlare il loro no agli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori, ma anche al tentativo di smantellare il contratto nazionale. Hanno chiesto a gran voce lo sciopero generale e non sono mancate le contestazioni agli esponenti della Cgil intervenuti dai palchi, dopo i fischi di Bologna alla leader Susanna Camusso. Sono state in tutto 18 le manifestazioni regionali, quattro provinciali in Liguria: in tutte le città sede di stabilimenti Fiat ci sono state iniziative e in molti casi hanno partecipato ai cortei anche i sindacati di base e gli studenti. Come al solito, guerra di cifre sulle adesioni: per la Fiom è stata superiore al 70% e le fabbriche si sono svuotate, mentre per Federmeccanica la media è del 18% e per la Fiat del 15% (24% alla Sevel, 10% a Melfi e 12,5% a Cassino). “Ora – ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, in corteo a Milano – serve uno sciopero generale. Federmeccanica e Confindustria devono sapere che se fanno quello che fa la Fiat succede un conflitto che non ha precedenti nel nostro Paese”. Landini, che ha negato attriti con Susanna Camusso, ha annunciato che nei prossimi giorni proporrà all’assemblea dei delegati Fiom di aprire una consultazione straordinaria in tutte le fabbriche per decidere le iniziative da portare avanti. Non commenta Camusso, che si trova ad Auschwitz, ma altri esponenti della Cgil, come Vincenzo Scudiere, giudicano “sbagliato usare la piazza per chiedere lo sciopero generale”. Momenti di tensione si sono registrati a Milano, dove sono stati lanciati uova e vernice contro la sede di Assolombarda e della Uil, a Genova, dove sono state tirate pietre e fumogeni contro la sede di Confindustria, ad Ancona, dove l’accesso al porto è rimasto bloccato per tutta la mattinata, mentre a Torino c’è stato un blitz in un’agenzia di lavoro interinale e a Cassino sono state bloccate due stazioni ferroviarie. Ad Arcore, dove hanno manifestato i Cub, è stato fatto il tiro al bersaglio con freccette e uova contro sagome di Berlusconi, Marchionne e Marcegaglia. Per gli altri sindacati lo sciopero della Fiom è stato “un flop e non ha ottenuto risultati”. Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, parla di “fallimento, con tanta politica e pochi operai in piazza”. In sostegno della lotta della Fiom i militanti del sindacato Sierpien ‘80 (l’agosto’80) che lavorano presso le fabbriche della Fiat in Polonia hanno organizzato picchetti a Varsavia sotto la sede dell’ambasciata italiana.
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