Eccoci, come ogni anno ci troviamo a fare i conti con il famigerato Blue Monday, il lunedì più triste dell’anno! Già i lunedì solitamente non godono di buona fama, chi può dire di amare i lunedì? Ma questo che arriva puntualissimo ogni terza settimana di gennaio è davvero pesante. Come è possibile? Beh lo spiega addirittura un’equazione sviluppata dallo psicologo inglese Cliff Arnall nel 2005 e che prende in considerazione variabili come le condizioni atmosferiche, il tempo trascorso dalle festività natalizie, la constatazione dell’ennesimo fallimento dei buoni propositi, la bassa motivazione e salario mensile intaccato dalle ultime spese per calcolare con certezza matematica che il giorno più deprimente dell’anno è proprio il terzo lunedì di gennaio, oggi. Ecco però la notizia, il Blue Monday è semplicemente una bufala, un’invenzione pubblicitaria che ha prodotto tantissimi ricavati, anche se non a finti scopi beneficiari, visto gli ultimi risvolti in termini di truffe commerciali.
Questo di oggi, quindi, diventa un Blue Monday diverso dai precedenti, perché, anche se non brilliamo di felicità spontanea, almeno ci consoliamo del fatto che sarà un lunedì, monotono, fastidioso e stressante esattamente come tutti gli altri, senza alcuna farlocca equazione scientifica che ne accerterebbe una maggiore intensificazione.
È stato ampiamente dimostrato che la storia del Blue Monday è una trovata pubblicitaria del canale tv britannico Sky Travel, dedicato ai viaggi, che chiese allo psicologo Arnall di trovare una formula per descrivere la sensazione di tristezza del dopo le feste natalizie, ma è chiaro che nessuna delle variabili utilizzate nella famosa equazione può essere definita rigorosamente, e quindi è impossibile utilizzare la formula per calcolare il Blue Monday. La notizia ci fa sentire meglio? No, accidenti, è pur sempre lunedì! Però ci mostra come una trovata che funziona, se pur infondata, riesca ad avere un così largo consenso, una diffusione veloce e incontrastata. Perché il Blue Monday forse non è dimostrabile scientificamente, ma mette in luce un problema sociale importante che è il riconoscimento della tristezza e della depressione come un problema reale e pressante. Pare, infatti, che da quando è venuta fuori la storia del Blue Monday, siano aumentate le richieste di aiuto psicologico. Ci sono degli studi che confermano (questa volta sì!) un picco di richieste del 10% in più durante la settimana del Blue Monday rispetto alla settimana precedente. Solo lo scorso anno, durante lo stesso periodo, le richieste di aiuto psicologico hanno raggiunto il 28% contro una media mensile del 20% e in generale il mese di gennaio è il mese con maggiori richieste rispetto agli altri mesi dell’anno. Anche il fattore generazionale è importante, pare che il 44% di chi cerca aiuto e appoggio psicologico siano giovani tra 19 e 25 anni, il che dimostra che la generazione detta Gen Z sia più propensa a riconoscere e ammettere il problema.
Sarà pure una trovata ben riuscita, quella del Blue Monday, e anche se è una fake dimostrata, ha il merito di aver reso una maggiore consapevolezza che i giorni tristi esistono, che possono essere un problema reale e personale ma anche un problema risolvibile o trattabile e mai deve rappresentare un tabù sociale.
E allora, dal lunedì più triste dell’anno – che è anche una grande bufala a fini commerciali – può arrivare l’input alla risoluzione di un problema reale importante e quindi, a pensarci bene, tanto brutto questo lunedì non è!
Redazione La Pagina