Il comitato referendario non ha raccolto le 50.000 firme necessarie. Il testo chiedeva di negare il diritto di adozione alle coppie dello stesso sesso
Nella scorsa sessione estiva il Consiglio degli Stati e il Nazionale hanno approvato la revisione del Codice civile per permettere alle coppie che vivono in unione domestica registrata di adottare il figlio del partner. Varrà dunque in futuro quando deciso dal Parlamento sull’adozione del configlio, la cosiddetta stepchild adoption: tutti potranno adottare un figlio del partner, anche in una coppia omossessuale.
La legge è un altro passo nella lotta per i diritti degli omosessuali, rispetta i cambiamenti della società e deve adeguarsi alle nuove forme di famiglia e mettere al centro il bene del bambino. L’adozione è solo un elemento della legge.
La legge prevede anche adeguamenti. L’età minima delle persone che desiderano richiedere l’adozione è ridotta da 35 a 28 anni. La durata minima della relazione tra coppie sarà di 3 invece di 5 anni e per il calcolo sarà fondamentale la durata dell’economia domestica comune. L’argomento della ministra di giustizia, Simonetta Sommaruga, che ha sottolineato l’importanza del benessere del bambino del quale bisogna garantire il futuro nel caso dovessero morire i genitori biologici, aveva convinto la maggioranza. Gli ambienti conservatori avevano invece promesso battaglia, dopo il fallito tentativo di affossare il progetto di legge alle Camere. Il gruppo dell’Unione democratica di centro (UDC) e alcuni esponenti del PPD avevano criticato la legge, ritenuta un primo passo all’adozione generalizzata, ampliata, che permette agli omosessuali di adottare bambini che non siano del partner.
Inoltre c’era il timore che l’istituzione del matrimonio fosse messa in pericolo.
L’ipotesi del referendum è stata presa in considerazione, ma lo scorso giovedì, termine di scadenza della raccolta di firme, il comitato ha dovuto alzare bandiera bianca. Il popolo non sarà chiamato a esprimersi sull’adozione dei figli dei partner.
Sul numero delle firme raccolte, il comitato referendario non ha voluto esprimersi. La portavoce, Lisa Leisi, ha spiegato i motivi del fallimento: “Nessuno dei grandi partiti ha sostenuto il referendum”. Inoltre c’è il processo di evoluzione della società “con la generale tolleranza verso i diritti delle persone e di meno verso la protezione dei bambini”.
Il Consiglio federale deciderà l’entrata in vigore della nuova legge sui diritti di adozione nei prossimi giorni.
Gaetano Scopelliti