Intervista con Anna Maria Barbera “Sconsolata” a cura di Luigi Farulli
Il 9 novembre ti esibisci a Berna con il tuo spettacolo “Ma voi… come stai?!”. La prima volta a Berna?
Prima volta sì, con tutta l’emozione che merita ritrovare i propri connazionali “extracomunicanti come ammìa” e l’accoglienza svizzera sinora sorprendente! Mi riferisco all’esperienza televisiva con RSI a “Il gioco del mondo” (se mi permette un apprezzamento per lo stile di Damiano Realini e la pittrice, di cui conosco solo il nome, Raffaella, che mi ha dedicato tanta poesia con i suoi ritratti di cui la foto che vedete) e il Pubblico teatrale di Lugano, Locarno, e adesso chissà…
Com’è nato lo spettacolo?
Se è Sconsy a rispondere, per il desiderio di “arricordarci di noi, oltre la vasta cazzistica ca ci seguisce… Trovarlo stù gusto pieno della vita, ma no amaro, averlo! “
Che cosa ti ha ispirato?
Appunto il voler dare attenzione a quanto ci portiamo dentro e addosso, spesso inascoltato. A cui solo l’industria è attenta, con la pubblicità abilissima a cogliere i nostri vuoti, da colmare con prodotti che si avvicendano sul mercato.
Quale messaggio mandi?
Non so se definirlo “messaggio”, forse più un appello diretto alla nostra umanità, a un sentimento della Vita di cui il nostro essere consapevole o meno, ha necessità e nostalgia.
Oltre a divertire, “Ma voi… come stai?!” invita a riflettere sulla nostra società. Su quali criticità hai concentrato l’attenzione?
La bulimia tecnologica e commerciale a cui si viene condotti, per stordire un vuoto che non così sarà colmato con l’evidente sensazione di infelicità. Il tesoro sommerso del nostro tempo intimo, incapace di affiorare nei rapporti affidati alla voracità dei social. La solitudine nella moltitudine. La povertà spirituale di un’era multimediocre (la fibra ci sfibra…). La realtà, questa non virtuale, che affama le famiglie. L’insofferenza verso quello straniero il cui confine è la disperazione. La nostalgia che ci abita nelle stanze della coppia, nel tacito accordo di un sogno deluso. I nostri ragazzi con la loro gioventù non “bruciata” come il celebre film, semmai che non arde abbastanza al fuoco sacro delle idee, dove l’ideale sembra demandarsi ai televisivi talent. La chirurgia estetica dove la desinenza “etica” non pare considerarsi. Questi alcuni temi su cui sento il dovere porgere la riflessione se il Teatro è ancora una palestra per allenare le coscienze! Col salto acrobatico di riuscire nella gravità degli argomenti, a liberare la forza del ridere! “Sconsolata” sì, ma non arresa…
Attingi anche dalla tua vita reale?
Non è il vissuto personale che conta, ma lo sguardo con cui si riferisce del vivere, affinché l’interlocutore, il Pubblico, possa riconoscere il proprio. Surreale poiché lo si attraversa con le ali dell’ironia
Che cosa ti piace di più del personaggio “Sconsolata”?
È un’ispirazione giuntami dal mare creativo in cui la mia penna veleggia, per il desiderio di consolare; con una S davanti di soavità
E quali sono le figure che hanno influenzato questo personaggio?
Non influenzato, bensì dedicato: a chi magari non ha proprietà dialettica ma non per questo di pensiero
Quanto c’è d’improvvisato e quanto di preparato nei tuoi spettacoli?
C’è un lavoro accurato e sincero con distinte fasi dalla scrittura al Palco, che vuole tempo e professionalità; l’arte dell’improvvisazione è un piacere che vuol pur sempre mestiere, laddove il rigore si trucca di leggerezza
Ti piace coinvolgere il pubblico durante i tuoi show?
Sebbene il mio sia un monologo con le suggestioni musicali del prezioso LeoRaveraJazztrio, mi rivolgo all’amato Pubblico come fosse un dialogo. Sarà poi lo spettatore nel buio della sala a darsi risposte se sentirà riguardarlo; anche non subito, magari con un biglietto ritrovato in tasca a ricordargli più che la mia voce, la sua! Auspico che il Pubblico si senta libero di esprimersi, anche nel dissenso. Se come dice il poeta de Moraes, “la Vita è l’Arte dell’Incontro” il Teatro deve risvegliare questa energia altrove volutamente sedata.
In Italia abbiamo avuto tanti grandi comici. Com’è cambiata la comicità italiana?
Guardi, l’ampiezza della domanda richiede un’analisi che non vorrei qui intraprendere con parzialità. Posso dirle però che, per me, il far sorridere è un elisir, un antidoto che non si deve sintetizzare in laboratorio con intento artificiale e commerciale. È un piccolo miracolo d’amore, con un’orbita talvolta irripetibile.
Quali sono i prossimi progetti?
Andrò sulla luna! Pardon… al Teatro della Luna e come dal titolo del nuovo spettacolo in cartellone, mi avvìo Nel “Mazzo” Del Cammin..
Luigi Farulli
Radio Bern RaBe – “Piazza Italia”
www.piazzaitalia.fm
www.rabe.ch