“Sentivo il dovere e la volontà di stargli accanto in quella pericolosa spedizione, da cui temeva che non sarebbe ritornato illeso, anche se era determinatissimo a saldare il conto ad Alletto.” “Già, perché ormai l’avversario era Alletto.” “Esatto. E questo era molto peggio. Benché da sempre convinto della necessità di mettere fine al separatismo della Britannia, Costanzo provava un certo rispetto per Carausio, almeno quanto Massimiano lo detestava. Ne apprezzava il coraggio e la magnanimità, e persino l’idealismo. E pur consapevole che occorreva combatterlo, lo faceva controvoglia. Invece con la sua morte le cose cambiarono, e non ebbe più esitazioni. Vi contribuiva anche la volontà di riconquistare una regione che non volava più sull’entusiasmo, ma sottostava solo a un regime dispotico. E sentiva inoltre di compiere quasi una missione, dopo che il nuovo usurpatore, tradendo il sogno di Carausio, l’aveva ripiombata nella miseria e nella barbarie.”
“E fu allora che ti richiamò?” “Sì, aveva bisogno di un confidente ed amico. Quel suo cuore guerriero sapeva nutrire fremiti di affetto. E noi, credimi, avevamo condiviso tante ore di confessioni e conforto. Accettai infatti di raggiungerlo solo con l’idea di stargli accanto come consigliere, a dargli confidenza e casomai qualche consiglio. E questo riprendemmo a fare; anche se in Britannia ci incontrammo solo più tardi.”
“Vuoi dire che non salpaste insieme?
“No. Io partii prima, con la flotta di Asclepiodoto, che intendeva impegnare Alletto sulla costa, per poi piombargli addosso e sbaragliarlo con la sorpresa. Le nostre navi avevano un equipaggiamento alleggerito, per potersi consentire maggiore facilità di manovra, anche se portavano materiale e derrate per una più lunga occupazione.”
“Dunque era previsto un soggiorno più lungo? Ricordo che mio padre ne parlava ancora l’ultima volta che lo vidi.”
“Non mi stupisce! Sembrava infatti che avesse preso un impegno anche con te. Se penso alle volte che mi aveva raccontato di quando gli davi consigli su come condurre l’operazione…”
“Me ne ricordo anch’io, in effetti, come se fosse ieri. Ricordo quando sull’aia lo impegnai nel resoconto di come avrebbe dovuto svolgersi la campagna; e siccome lui non capiva, con la presunzione dell’infanzia io continuavo testardamente a spiegarglielo.”
“Naturalmente le cose non andarono proprio così. Ma so quante volte ne abbiamo riso insieme, e come si commuoveva al pensiero del tuo gesto infantile e del tuo fervore strategico. È che già allora sapeva che saresti stato chiamato a grandi cose, e si fidava del tuo intuito. Se ne rideva, era con l’occhio commosso del padre che ammirava le prodezze del figlio, e più che considerale puerizie, vi scorgeva lo slancio del futuro condottiero. E non credo che su questo si sia sbagliato, se è vero quanto si dice di te.”
“Io allora speravo solo che tornasse carico di gloria, senza sapere che proprio quella vittoria l’avrebbe separato definitivamente da mia madre.”
“Nemmeno lui lo prevedeva; così come non prevedeva la beffa di celebrare una vittoria non del tutto meritata. La nostra traversata, in effetti, per le condizioni del mare, subì un deviamento che ci permise per caso di cogliere alle spalle Alletto, che si diede con i suoi a una fuga disordinata, in cui morì poco decorosamente con una freccia nella schiena. Dopodiché percorremmo la costa fino alla foce del Tamigi, dove ci ricongiungemmo con tuo padre, e facemmo un’entrata trionfale a Londinium.”
“Quindi è vero ciò che cinicamente ripeteva Galerio, quando insinuava che non fu lui a liberare la Britannia, ma ne colse solo i frutti? E che Alletto fu eliminato da Asclepiodoto?”
“Questo fu un amaro cruccio per Costanzo, che si rammaricò più di una volta con me per quella gloria che sentiva usurpata. Ma questo conta fino a un certo punto: poiché da allora molto vi ha fatto, per rimettere in ordine i confini, e favorire il commercio con le altre province. Ma il lavoro più duro, e che non è ancora terminato, è quello di tenere a bada i Pitti e gli Scoti. Ma tu, come mai di queste cose non sapevi niente?”
“Perché allora mi trovavo ad Alessandria.”
“Ad Alessandria?! E come c’eri finito?”
“Con la nomina a cesare, qualche tempo dopo la tua venuta, mio padre venne a Naissus, a prendermi in affidamento, per occuparsi personalmente della mia formazione. Purtroppo fu proprio il precipitare della situazione in Britannia che glielo impedì. E considerando troppo rischiosa per me l’impresa, mi inviò da Diocleziano a Nicomedia. Quando la rivolta ad Alessandria ne richiese la presenza, l’imperatore mi condusse con sé: e là, oltre a fare fondamentali esperienze militari, entrai in contatto con la numerosa collettività cristiana, di cui ho imparato a conoscere gli ideali e i principi; e mi feci qualche idea su come affrontare la questione.”
“Una questione in effetti piuttosto grave, e che non accenna a migliorare!”
“Sì, certo, ma che dovrebbe essere affrontata diversamente da come si è fatto finora, con questi inutili editti. Non possiamo piegare i cristiani, senza indagarne l’interna spiritualità. Occorre trovare un punto di congiunzione con loro, e gettare le basi per una nuova scienza politica, di fronte a questa nuova forza, che si distingue per la sua virulenza. Anche se Diocleziano si è mostrato abbastanza equilibrato, non si può dire lo stesso di Massimiano e Galerio, che nutrono nei suoi riguardi un odio implacabile.”
“Sì, neanche a me piace questo clima di sospetti e persecuzioni. Anche se devo dire che tuo padre si è mosso con grande prudenza e liberalità verso i cristiani.”
“Allora non gli dispiacerà troppo se nelle vene della mia compagna Minervina, che l’ha reso nonno di un bimbo meraviglioso, oltre al sangue della regina di Palmira scorre anche quello di un vescovo cristiano.”
“Un vescovo cristiano?”
“Esattamente, famoso anni fa in oriente col nome di Paolo di Samosata. A lui, poco prima che morisse, Diocleziano aveva promesso di occuparsi della bambina che aveva avuto da Zenobia, e che fece venire da Velletri a Nicomedia, dove la conobbi.”
“Una ragione in più per indisporre Galerio…”
“Già! Il quale, oltre a ignorarmi come cesare, quando ormai tutti, Diocleziano compreso, se l’aspettavano, per preferirmi il suo crudele cugino, non perse occasione per mostrarmi la sua ostilità.”
“Ne so qualcosa. So le volte che tuo padre gli ha scritto per chiedergli di lasciarti partire.”
“E quindi sai le volte che me lo ha impedito. Quando poi, a corto di scuse, pensò di togliersi d’impaccio spedendomi a Drobeta, con chissà quale perfido disegno, mi offrì solo un’involontaria opportunità di scappare, che non mi lasciai sfuggire. Ed ora eccomi qua.”