Coronavirus: l’Italia è davvero pronta per passare alla “Fase 2”?
Da qualche giorno la tendenza positiva in Italia di un forte calo dei nuovi casi positivi al coronavirus, insieme ad un record del numero di guariti lascia ben sperare sulla possibilità di poter passare alla tanto chiacchierata “Fase 2” nella quale si prospetta una maggiore libertà di movimento e la possibilità di riavviare alcune attività. Le agenzie stampa pubblicano dati fortemente positivi. Lo stesso capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha confermato nell’ultimo collegamento la tendenza positiva: “I dati sanitari ci indicano ancora una volta che si è decisamente alleggerita la pressione sulle strutture ospedaliere e questo è un dato che nelle ultime settimane si è consolidato – ha detto Borrelli – Tutto ciò ci rende consapevoli del grande lavoro svolto negli ospedali, le misure di contenimento attuate, la collaborazione dei cittadini, hanno reso possibile il rallentamento della curva dei contagi”.
Dunque l’Italia è pronta per passare alla “Fase 2”? Non tutti sembrano d’accordo, eppure si comincia a parlare della riapertura di alcune attività. “In questo momento il governo, coadiuvato dal comitato tecnico scientifico e dalla task force di esperti – spiegano fonti di Palazzo Chigi – sta lavorando per la fase due e solo quando avrà terminato i lavori comunicherà in maniera chiara i tempi e le modalità di allentamento del lockdown, così da dare agli italiani un’informazione certa. Anticipazioni, indiscrezioni e fughe in avanti – in un momento tanto delicato – rischiano di alimentare caos e confusione. In questi momenti invece è indispensabile la collaborazione responsabile di tutti”.
Quella che il presidente del consiglio ha definito “Fase 2”, sarebbe un periodo di “convivenza con il virus” in cui progressivamente saranno adottate misure più lievi rispetto a quelle attuali. Questo significa che si tratta di un percorso lento e graduale che ci porterà alla normalità, dove ci si potrà muovere con maggiore libertà mantenendo ancora la corretta distanza dagli altri. La “Fase 2” comprende quindi la ripresa graduale di alcune attività. In cima alle attività che riprenderanno con la “Fase 2” ci sono le imprese, in modo particolare quelle che fanno da supporto ai settori alimentari e farmaceutici, comprese le meccaniche e di manutenzione. Sarà favorito sempre lo smart working e la presenza nelle sedi dovrà essere limitata al minimo e mantenendo le regole necessarie come la distanza tra le persone.
Per maggio sarebbe possibile una ripresa delle attività commerciali, seguendo le stesse regole attualmente applicate per i supermercati, le farmacie e gli altri esercizi commerciali ora in attività: la necessità di usare guanti usa e getta e la mascherina nei luoghi o ambienti chiusi e in tutte le fasi lavorative dove non si può mantenere la distanza. Prevista la sanificazione due volte al giorno. Tra i primi a riaprire ci sono i negozi di carta, cartone e articoli di cartoleria, librerie e negozi di abbigliamento per neonati e per bambini. Per i punti di ristoro, bar e ristoranti, bisognerà attendere ancora e ai gestori è richiesto di organizzare gli spazi dei locali per garantire le distanze richieste: almeno un metro tra cliente e gestore dietro i banconi e tra i tavoli ci deve essere almeno una distanza di 2 metri, mentre i camerieri al servizio dovranno indossare sempre guanti e mascherine.
Per quanto riguarda i trasporti pubblici si sta pensando di intensificare i controlli per garantire una bassa affluenza. Il controllore a bordo dovrà verificare anche che sia rispettata la distanza tra passeggeri, probabilmente si utilizzerà un seduta ogni due posti e facendo salire a bordo un numero controllato di persone.
Si attende dunque il Dpcm del 3 maggio per avviare ufficialmente la “Fase 2”.
“Se dipendesse da me io aprirei tutto, con gradualità e responsabilità. Ed in ogni caso l’apertura graduale ma dovrà essere per tutti, per non creare figli e figliastri” afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia.
“La riapertura comporterà una serie di cambiamenti sostanziali nei comportanti, dobbiamo farci trovare pronti se l’evoluzione dell’epidemia dovesse andare in senso positivo, se ci fossero le condizioni di riaprire il 4 maggio dovremmo essere pronti. La riapertura non dovrà prescindere dalla salute e dalla sicurezza di cittadini e lavoratori” è invece il pensiero di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia.
Categorico, invece, Vincenzo De Luca che, nel corso di una diretta Facebook ha dichiarato di essere pronto a chiudere i confini della Campania se le regioni del Nord, soprattutto quelle con ancora “una presenza massiccia del contagio”, faranno una “corsa in avanti” verso la riapertura. “Se una regione d’Italia con situazione epidemiologica assolutamente non tranquillizzante accelera in maniera non responsabile e non coerente con i dati del contagio, rischia di rovinare l’Italia intera”, afferma De Luca.