Il membro dell’UDC zurighese si è scusato pubblicamente e ha rinunciato a tutti i suoi mandati
Esprimersi su Internet comporta il rischio di diventare pubblicamente persona non grata. È quanto è successo al 37enne Alexander Müller, che aveva commentato sul social network Twitter con il cinguettio “Avremmo forse bisogno di una nuova Notte dei cristalli, questa volta contro le moschee.”, il processo che ha assolto il segretario della Comunità islamica di Basilea, il quale aveva giustificato, invocando argomentazioni religiose, le percosse inflitte da un marito alla moglie per obbligarla a fare sesso. Nel tweet Müller ha evocato la sommossa popolare antisemita condotta dai nazisti nel luglio del 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia. Il messaggio è sparito dal suo profilo subito dopo i primi annunci e le prime ondate di protesta sui media. Lo stesso Müller aveva affermato, che il tweet in questione non era un messaggio da lui formulato, poiché il suo profilo era stato piratato e aveva chiesto la rimozione dello Screenshots che riportava il messaggio.
Due giorni dopo viene pubblicato un protocollo con tutti i tweets di Müller estratto dal Tool Online Sysomos, un’impresa specializzata in monitoraggi di Sozial Media, che memorizza nell’archivio messaggi di utenti sospetti. Il protocollo riporta altri messaggi scottanti di xenofobia da parte di Müller. L’originale del messaggio ha mosso il Ministero pubblico zurighese ad aprire un procedimento penale per violazione della norma antirazzismo e ha dato ordine di perquisire l’appartamento di Müller, da cui sono stati ritirati le apparecchiature usate per le pubblicazioni di tweets.
Nell’interrogatorio Müller non ha smentito di essere l’autore del messaggio e di averlo subito rimosso, ma ha detto che i media hanno male interpretato il suo tweet e che non si sarebbe mai immaginato una simile ondata di proteste. Anche la sezione dell’UDC di Zurigo ha chiesto l’esclusione di Müller dal partito, argomentando che la direzione non tollera alcuna esternazione o paragone di stampo nazionalsocialista.
Dal sito di NZZ online si è era anche appreso che Müller era stato licenziato dal suo datore di lavoro, che non ha però reso noto alcun dettaglio. Le prove schiaccianti hanno convinto Müller a trarre le conseguenze e in un incontro con la stampa ha ammesso di essere l’autore dei commenti incriminati chiedendo pubblicamente scusa e annunciando di avere rinunciato a tutti i suoi mandati: da membro del comitato direttivo della sezione UDC dei circondari (Kreis) 7 e 8 di Zurigo e da membro della commissione scolastica dello “Zürichberg”, il quartiere “altolocato” della città sulla Limmat. Müller ha così voluto presumibilmente evitare anche eventuali reazioni nei suoi confronti degli ambienti islamici, molto sensibili a queste questioni.
Gaetano Scopelliti