Quando l’unico desiderio di una coppia è quello di avere un figlio, ma non funziona in modo naturale, dopo il primo shock tante coppie decidono di provare l’inseminazione artificiale. Nel 1978 è nata la prima bambina concepita attraverso la fecondazione artificiale. Louise Brown, dichiarata dai media di tutto il mondo “la neonata perfetta” dato la sua bellezza, è nata nel mese di luglio nell’ospedale di Oldham in Inghilterra.
In Svizzera circa 5’500 donne all’anno si rivolgono alle cliniche che offrono la fecondazione artificiale e all’anno nascono circa 2’000 bambini concepiti attraverso questa procedura. Le coppie che scelgono l’inseminazione artificiale sono spesso accompagnate da frustrazioni, domande e incertezze, ma sono anche costretti a sostenere spese enormi di tasca propria, dato che la cassa malattia non dà un contributo alla fecondazione artificiale. Spesso le attese durano anni e ci vogliono diversi tentativi prima che si riesca nell’impresa.
La domanda più frequente che i genitori si pongono da sempre, con o senza fecondazione artificiale, è “come starà il mio bambino?”. Ed è proprio qui che la moderna riproduzione e il progresso della medicina, a volte, ci rendono la vita difficile perché siamo obbligati a decidere su questioni più che complicate.
Tante mamme in dolce attesa spesso decidono di non eseguire nessuna diagnostica prenatale per non doversi trovare difronte la dura decisione se, nel caso di malattie o malformazione, proseguire o no la gravidanza.
Spesso non ci si pone questa domanda non per la paura di come la vita di un genitore possa essere sconvolta improvvisamente e messa a dura prova dall’arrivo di un figlio, ma soprattutto perché si sente forte la responsabilità di dover decidere se è giusto o meno mettere al mondo un bambino che non avrà una vita del tutto facile né tanto meno normale. Si torna a parlare del tanto fastidioso termine “normale”, una parola che non può essere alla fine veramente definita. Qual è una vita degna di essere vissuta e a chi tocca deciderlo? In questo caso sono i genitori a decidere se dare la vita ad un bambino handicappato. “Vogliamo veramente aprire completamente la porta a questa selezione sulla vita degna di essere vissuta o non?”, chiede Maya Graf, Consigliera nazionale, dei Verdi durante il dibattito sulla modifica del diritto in vigore della legge sulla procreazione assistita e il relativo articolo costituzionale.
Il Consiglio degli Stati chiede che gli embrioni vengano analizzati al fine di prevenire malattie genetiche, il Consiglio nazionale vuole estendere questo cambiamento perfino alle analisi sui cromosomi, ciò significa che gli embrioni vengono analizzati prima dell’inseminazione, nel caso in cui gli embrioni esaminati dessero segno di malattie (ad esempio genetiche) o anomalie (ad esempio il sindrome di Down) verrebbero eliminati, scongiurando in questo modo qualsiasi possibilità di generare un figlio non sano (approfondimento sulla modifica della legge a pag. ……). Arriviamo alla domanda principale che accompagna i maggiori dibattiti e le discussioni che sorgono quando si parla di nuove leggi o cambiamenti nel campo della diagnostica prenatale, la fecondazione artificiale o l’aborto: fino a che punto è giusto che la medicina intervenga e fino a quanto possiamo sostenere questi progressi anche moralmente? Questa è la difficile domanda che ci aspetterà quando saremo chiamati alle urne per votare pro o contro la modifica della legge sulla procreazione assistita.