Intervista a Franco La Torre, docente all’Università la Sapienza di Roma e storico, ambientalista e componente della presidenza dell’associazione Libera
La prima domanda che voglio fare al prof. Franco La Torre, rifacendomi a una dichiarazione di don Luigi Ciotti: “prima dell’educazione alla legalità ci sta l’assunzione della nostra responsabilità è importante la nostra responsabilità”, è un po’ una premessa?
Certo, perché ognuno di noi deve fare la sua parte, quando parliamo di legalità, parliamo di diritti fondamentali, diritti di cittadinanza, quelli iscritti nella Carta Fondativa, nel caso di noi italiani, nella Carta Costituzionale, perché sono: il diritto alla libertà di espressione, il diritto all’informazione libera, il diritto al lavoro, il diritto a fare impresa, il diritto a vivere in un ambiente sano, il diritto a ricevere le cure per la salute, il diritto a vivere in un ambiente sicuro, il diritto a esprimere liberamente il proprio voto. Tutti diritti che quel sistema di potere politico mafioso ovviamente minaccia ogni volta che pervade che entra nelle nostre vite, ogni volte che cerca di controllare non solo il presente ma anche il futuro.
A che punto siamo con questa educazione alla legalità in un momento in cui il nostro Paese dà l’impressione di essere invaso da una sorta di corruzione endemica, capillare diffusa?
Parlo a voi che fate dell’informazione il vostro pane quotidiano, come sapete, molto spesso nel mondo dell’informazione fanno più notizia le cattive notizie che le buone notizie, questo non vuol dire che si debba sottovalutare o girare la testa di fronte a fatti drammatici, come appunto le inchieste cosìdette di “Mafia Capitale” che hanno investito Roma, la capitale della Repubblica con episodi di corruzione, di malversazione, di cattivo uso delle risorse pubbliche, con infiltrazioni nel processo decisionale. Però accanto a questo, come Don Luigi ama ripetere, se l’Italia è il Paese delle Mafie, è anche il Paese dell’antimafia, perché negli ultimi vent’anni la società civile ha fatto degli sforzi straordinari. Si è assunta quella responsabilità di cui dicevamo per cui, così tanto per fare un esempio, quasi tutte le università italiane hanno protocolli di collaborazione con Libera, per i master per esempio, sulla gestione dei beni confiscati. Migliaia di scuole italiane fanno tutti gli anni percorsi di legalità, non appuntamenti diciamo una tantum, saltuari, ma proprio programmi di legalità che gli insegnanti conducono dall’inizio alla fine dell’anno scolastico.
A questo proposito volevo che ci parlasse dei campi di formazione antimafia…
Un’esperienza straordinaria che ormai da alcuni anni Libera organizza in quei beni che sono stati sottratti alle Mafie. Le mafie ci sottraggono, non solo i diritti, ma anche le risorse, sono migliaia e migliaia i beni che grazie a un’azione efficace e costante della magistratura e delle forze dell’ordine, sono restituiti alla comunità. Lo slogan è “restituiamo il maltolto” e su molti di questi beni annualmente in estate si svolgono dei campi di volontariato. Giovani e meno giovani, dai 18 anni in su fanno un’esperienza di vita, di impegno e di responsabilità, andando nelle aziende agricole, in quegli immobili che sono strati trasformati in centri di accoglienza, per assistenza ai disabili, ai senzatetto. Lo sai quanti sono stati i volontari che hanno partecipato durante l’estate del 2014? 8000 persone che hanno deciso di spendere una settimana o due delle proprie vacanze estive facendo questa esperienza di vita.
Vorrei parlare un attimo dell’approvazione della direttiva europea di qualche mese fa, sulla confisca dei beni proventi di reato, si sta muovendo qualcosa anche a livello europeo?
Come dicevamo l’Italia è il Paese delle mafie, ma anche il Paese dell’antimafia, perché come riconosciuto a livello internazionale, disponiamo di una legislazione della strumentazione repressiva più efficace al mondo. Come Libera abbiamo lavorato in questi anni perché anche l’Unione Europea si dotasse di una strumentazione adeguata, perché come sappiamo se noi siamo il Paese di Cosa Nostra, della Camorra, della ‘Ndrangheta, della Sacra Corona Unita, come ci dice Europol, la polizia dell’Unione Europea, sono ben 3600 le organizzazioni criminali attive in Europa. Si parla di organizzazioni criminali organizzate. Organizzazioni strutturate con un profilo mafioso, cioè che influenzano il processo decisionale pubblico, hanno un rapporto organico con la politica e con alcuni settori dell’economia.
Il lavoro che abbiamo fatto, ha portato all’approvazione nel marzo 2014, della direttiva per la confisca dei beni proventi di reato in tutta l’Unione europea, uno straordinario passo avanti. Mio padre che è l’autore della legge che nel 1982 introdusse in Italia il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni mafiosi, penso, sarebbe molto contento di questo risultato. Adesso ovviamente c’è un altro passaggio importante, perché le direttive per essere efficaci, devono essere recepite negli Ordinamenti nazionali degli Stati, e ci sono 27 Stati, perché l’Italia già ce l’ha questa strumentazione, ma ci sono gli altri 27 stati dell’Unione dove questa direttiva deve essere adottata e resa legge dello Stato. Quindi c’è un grande lavoro da fare con le opinioni pubbliche di quei paesi con le società civili e con le istituzioni di quei paesi, perché abbiamo 30 mesi di tempo a partire da marzo, quindi un po’ di meno per far sì che questo avvenga.
Educare alla legalità è sempre attuale, anche perché ricordo la frase di Antonio Caponnetto “la mafia teme più la scuola che la giustizia”, è importante l’educazione?
È una battaglia innanzitutto culturale. Dobbiamo partire da noi stessi, dalla scelta di essere cittadini al cento per cento, di doveri e di diritti. Responsabilità, compiti, ma anche la possibilità di affermare i nostri diritti di cittadinanza. Questo è ciò che la Mafia teme di più, la Mafia teme la coscienza del cittadino, e infatti dove prolifera? Prolifera quando il cittadino gira la testa dall’altra parte, fa finta che non gli riguardi, perché pensa di non essere toccato, quello è il modo migliore per favorire la diffusione della Mafia.
Leo Caruso