La febbre del Nilo Occidentale, definita anche “west nile” perché diagnosticata per la prima volta in Africa, é una malattia virale trasmessa dalle zanzare ed in particolare dal genere Culex pipiens.
Gli uccelli, siano essi stanziali, migratori o domestici, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus: gli uccelli migratori permettono lo spostamento del virus dall’Africa alle zone temperate; le zanzare che pungono gli uccelli migratori asportano così sangue infetto, infettando sé stesse e ogni altro animale di cui assumono il sangue successivamente.
Si tratta, rilevano gli esperti, di una patologia abbastanza rara in Italia, ma che necessita comunque di un programma di sorveglianza.
La malattia si manifesta con febbre alta, mal di testa, debolezza e problemi gastrointestinali e, nel 15% dei casi, con problemi neurologici. La West Nile é dunque una malattia virale che normalmente si trasmette tra gli uccelli selvatici, che rappresentano i serbatoi del virus, tramite la puntura di insetti vettori. Raramente uomini e cavalli vengono infettati (e la malattia non si trasmette da uomo a uomo). Comunque l’uomo e il cavallo, secondo gli esperti, non rappresentano un pericolo per la diffusione del virus. Inoltre, il contatto diretto con i cavalli non costituisce un pericolo di contagio per gli uomini. Per prevenire il rischio di infezione, é fondamentale la lotta agli insetti e la protezione individuale dalle punture delle zanzare con repellenti.
La patologia in Italia, anche se non è molto diffusa, si sta tuttavia “allargando”, inparticolar modo nelle zone del nord-est toccando, ad oggi, almeno 7 città. Non si tratta di allarme, tranquillizzano gli esperti, ma la prevenzione è d’obbligo: così il Centro nazionale sangue (Cns) ha deciso una “stretta” sulle donazioni. Stop di 28 giorni, infatti, al donatore che abbia soggiornato in aree a rischio, a partire dal giorno di permanenza in una di tali zone, e test obligatorio (test Nat) aggiuntivo a quelli cui ci si sottopone di routine per verificare la sicurezza del sangue per i residenti delle zone dove si é rilevata la presenza del virus.
Il limite, in vigore dal primo agosto, vale per chi abbia soggiornato in una delle 7 città a rischio e relative province: Venezia, Mantova, Ferrara, Rovigo, Modena, Reggio Emilia e Bologna.
Registrati, ad oggi, alcuni casi umani della malattia ed almeno due decessi. Fondamentale, avvertono gli specialisti, é la sorveglianza dell’infezione e la lotta al vettore, ovvero la zanzara culex e quella tigre.
In oltre l’80% dei casi la malattia é asintomatica, nel 20% dei casi i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale e solo in un caso su 150 l’infezione virale può provocare sintomatologia di malattie neuroinvasive come la meningite.
“Siamo di fronte ad un virus non pericoloso o aggressivo – sottolinea Simonetta Pupella, del Cns – ma trasmissibile attraverso il sangue”.
Di qui l’allerta per le trasfusioni. “Se la malattia non crea problemi nella maggioranza delle persone sane – continua – chi riceve una trasfusione in genere é debilitato e ha difese immunitarie basse, condizioni in cui il virus può diventare pericoloso”.
La febbre del Nilo resta, in Italia, una patologia rara, ma il numero delle province toccate sta aumentando.
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