Di Federico Rampini, uno dei più autorevoli commentatori delle dinamiche socio-economiche contemporanee, oggi proponiamo la lettura del volume “La seconda guerra fredda”.
Iniziamo a segnalare, non per caso, quando ne è terminata la redazione: il 30 settembre 2019, ovvero le ultime settimane prima della pandemia mondiale.
Ecco dunque che il libro di Rampini diventa il report di un “come eravamo” poco prima che tutto iniziasse a stravolgersi, una lettura documentatissima ed imparziale di antefatti e probabilmente anche per interpretare le successive responsabilità di quanto poi accaduto ed ora ci tocca vivere.
C’è dell’altro, perché “La Seconda guerra fredda” si distingue non solo per guidarci nelle tendenze politiche di lungo periodo, ma anche per elevare la comprensione dei fatti dalle quotidiane segnalazioni di cronaca.
La contrapposizione USA-Cina, secondo Rampini, è paragonabile alla prima guerra fredda fra superpotenze, quella vissuta nella metà del secolo scorso e poi sgretolatasi con le macerie del muro di Berlino.
Solo che oggi lo scenario è mutato: “sarà profondamente diversa”, avverte Rampini: “cambieranno molte cose per tutti noi. Nessuno potrà rimanere veramente neutrale. L’economia e la finanza, la scienza e la tecnologia, i valori politici e la cultura: ogni terreno sarà investito dal nuovo conflitto. Entriamo in un capitolo diverso dalla globalizzazione, con più barriere visibili o invisibili”.
Per semplificare, concludeva Rampini già negli ultimi mesi della Presidenza Trump, “le regole del gioco globale stanno cambiando”.
Nella odierna lotta fra le due superpotenze, prosegue l’autore, “bisogna prepararsi ad una serie di effimeri compromessi in cui America e Cina studieranno l’avversario per preparare nuove offensive. A noi conviene usare le pause per prepararci al peggio. L’Europa è strattonata, contesa ed un giorno sarà stritolata. A differenza di un tempo la sua economia, non più limitata dalle cortine di ferro della prima guerra fredda, è molto integrata con quella cinese”.
Neppure i leader delle due superpotenze in questione hanno un’idea chiara sulle prossime puntate di queste evoluzioni e sul loro punto di arrivo finale.
Ma nel frattempo mettono in moto forze che loro stessi non sapranno dominare fino in fondo.
Difficile dimenticare queste osservazioni quando si interpreta il silenzio con cui la Cina ha permesso la circolazione mondiale di patogeni di cui nega esserne stata l’origine, ma al medesimo tempo anche quando cerchiamo ragione delle esitanti iniziative approntate dal mondo occidentale per contrastare la emergenza sanitaria.
Inoltre, negli USA la Presidenza Biden cerca di opporsi all’espansionismo aggressivo di Pechino ricorrendo a modelli socialdemocratici ispirati a politiche kennediane.
Si scontra però con le divisioni interne al paese, le stesse che ad inizio 2021 hanno portato a giustificare un assalto al Campidoglio di Washington.
Per fermare Pechino, dal canto loro, le democrazie occidentali non possono contare sulla coesione, sul nazionalismo e sull’autostima che animano i cinesi.
Ecco quindi che l’Europa si presenta come un terreno di conquista per le due superpotenze che, sorprendentemente, sembrano entrambe uscire rafforzate dalla pandemia.
La resa dei conti USA-Cina diventa quindi ancor più affascinante, inquietante, drammatica e comunque ci impegna ad interpretarne gli sviluppi, nella consapevolezza che è proprio dalla contesa fra questi blocchi contrapposti che dipende il destino di noi spettatori, certamente incolpevoli ma non per questo anche disinteressati.
di Andreas Grandi