È inevitabile che l’ultimo biennio, iniziato con una pandemia mondiale ed ormai prossimo ad esaurirsi con un conflitto nel cuore del nostro continente, ci porti a vivere con angoscia lo stravolgersi delle prospettive che condizionano il nostro futuro.
Scomponiamone gli interrogativi fondamentali: come evolve la nostra società, quali le origini dei nostri problemi, che futuro ci aspetta e soprattutto è possibile invertire la rotta di quello che l’autore definisce il suicidio dei modelli occidentali?
Il confronto con la caduta dell’Impero romano, osserva Rampini, è pressoché inevitabile.
Ma con un distinguo: “quando cominciò quella rivoluzione dall’alto che avrebbe imposto al popolo l’abbandono di tutte le regole del mondo pagano sostituite da controregole cristiane, l’imperatore Costantino ebbe cura di non demolire la memoria di Roma. Il suo passato e le sue conquiste, erano beni preziosi e non andavano diffamati. Nell’attuale suicidio dell’Occidente, invece, la furia della distruzione del nostro passato è accecante. Tante forze alternative premono ai nostri confini“.
Basta pensare alle relazioni che l’occidente vive con superpotenze enigmatiche ed inquietanti come Russia e Cina.
Come giustificare, si domanda Rampini, la inerzia che l’establishment, i gruppi potere manifestano verso queste problematiche di fondo?
Perché, nota l’autore, la odierna politica identitaria, politically correct, pronta ad esaltare le minoranze sulle esigenze globali, consente di ignorare le vere diseguaglianze di massa. “Viviamo in un mondo dove i tecnocrati non hanno mai pagato un prezzo per i tremendi sbagli commessi” osserva Rampini. “Tutta la storia della globalizzazione iniqua, delle crisi finanziarie, fino alla stessa gestione della pandemia, è una collezione di errori di cui i «tecnici» al comando non hanno mai fatto ammenda.”
Questa casta, avverte l’autore, “si perpetua facendo finta di rinnovarsi, promuovendo i vip delle minoranze «giuste» pur di ricacciare indietro la massa degli impoveriti. L’Occidente moderno, “ continua Rampini”, è stata la prima civiltà autenticamente mondiale. Ma quando le civiltà battono in ritirata, scelgono la rinuncia, allora la decadenza è garantita. La decadenza include degrado morale, edonismo ed egoismo, nonché l’incapacità di sacrificarsi per difendere la civiltà dai suoi nemici esterni.”
Gli eventi di questi ultimi mesi dovrebbero invece responsabilizzarci sulla fragilità dei nostri modelli, dei nostri valori e delle nostre convinzioni, che noi ci ostiniamo a ritenere acquisti e dunque immutabili.
La incertezza, la passività con cui ne viviamo le evoluzioni, è invece il vero ostacolo alla resilienza, al riscatto sociale e morale, alla voglia di reagire che sarebbero invece necessari al futuro nostro ed a quello dei popoli che ancora si ispirano il loro avvenire ai nostri modelli sociali.
È forse la coscienza di questa situazione apparentemente destinata a non avere via di uscita sino al momento in cui ci renderemo conto che la mancanza di risposte potrà esserci fatale, la mossa che salverebbe il mondo occidentale dal tramonto, dal suicidio dei suoi valori costitutivo e che dunque porta Rampini ad indirizzare alle nostre coscienze un severo richiamo, quasi una profezia : “vorrei che sentissimo un centesimo di quel che provano i popoli a cui i nostri valori sono proibiti”.
di Andreas Grandi
Foto: Mondadori media