MINIVOCABOLARIO Di Paolo Tebaldi
«Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte. Uccisione di una donna o di una ragazza». Vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli.
Parola di recente formazione (2006), è entrata prepotentemente nei servizi di cronaca nera e nelle vicende giudiziarie per sottolineare il crescente fenomeno degli abusi e dell’uso della forza fisica contro spose, fidanzate, conviventi. Questa volontà animalesca dell’uomo di opprimere e sopraffare l’altro sesso sta registrando una escalation impressionante. Ormai quasi ogni giorno avvengono fatti di questo tipo e la furia maschile non si esprime solo in luoghi appartati, nelle ore di scarso traffico, nelle situazioni di minor richiamo, ma il più delle volte scatena tutta la sua bestialità nel chiuso delle mura domestiche, all’interno delle famiglia, là dove dovrebbero invece regnare sentimenti di amore e di rispetto.
La donna oggi non è più la moglie fedele, tranquilla, cuoca, lavandaia, sarta, stiratrice, colf, collaboratrice casalinga, serva ubbidiente, che tiene la casa in ordine, prepara da mangiare, soddisfa le voglie del marito senza sapere e provare nulla di sesso e di erotismo. La donna di oggi lavora in ufficio, nelle fabbriche, nei centri commerciali, nei supermercati e a cinquant’anni è ancora giovane e attraente. E’ questa rivoluzione dei costumi e del mercato del lavoro che ha reso la moderna figlia di Eva indipendente, non legata al miraggio del matrimonio come unico scopo della vita. Il principe azzurro si è trasformato in successo sociale, in carriera, in autostima. L’uomo non è più il soggetto principale dei rapporti individuali e collettivi e la caduta della scala dei valori che lo teneva in cima ad ogni considerazione lo mette in crisi, gli toglie il terreno sotto i piedi, minimalizza la funzione di capo famiglia, di fornitore di beni materiali attraverso il salario e la classificazione sessista delle relazioni umane. Non si nasce violenti. Lo si diventa quando non si riesce più ad esercitare se non una leadership almeno un ruolo positivo di confronto e di dialogo.
Molte barriere stanno cadendo contro le discrimazioni di genere. Un numero sempre più maggiore di donne occupa posti di rilievo nelle istituzioni, nei partiti, nei sindacati, nei consigli di amministrazione, nelle assemblee elettive. Si sente già parlare di Presidente della Repubblica, di capo del governo al femminile. Abbiamo la Boldrini nel massimo scanno della Camera dei Deputati. Sue colleghe ricoprono cariche importanti nelle commissioni del Parlamento, in enti ed organismi di prestigio. Il personale non manca. Manca ancora la volontà politica per attuare i dettati della Costituzione che sancisce le pari pportunità, l’accesso ai diritti senza distinzione di censo, di sesso, di religione, la piena cittadinanza per ogni membo della collettività.
L’altra metà del cielo sarà sempre di meno terreno di caccia per i soprusi, le prepotenze, le brutalità, le violenze spietate e il furore misogino dell’uomo.