In Italia il femminicidio sembra ormai all’ordine del giorno. Nei primi due mesi dell’anno sono 12 le donne morte per femminicidio
Ci avviciniamo alla festa della donna, l’8 marzo, come ogni anno, si tingerà nuovamente di giallo, ma sarà solo un momento, presto il rosso tornerà a prevalere.
Prevalere, prevaricare, dominare sono termini che si possono associare alla vita – e alla morte – di molte donne, ancora troppe purtroppo.
Bisognerebbe partire proprio da qui, cambiare verbi, cambiare azioni, cambiare i destini. Molte donne sono state uccise perché non si è riusciti a cambiare il loro destino in tempo, lo sapeva bene Clara Ceccarelli, una commerciante di 69 anni che proprio un paio di settimane prima di essere uccisa dal marito ha provveduto a pagarsi il funerale, conosceva già il suo destino. Una fine che l’ha vista morire per mano dell’ex che da un anno la tormentava. Clara non voleva gravare sull’anziano padre e sul figlio, aveva pensato ai suoi uomini, perché, nonostante tutto, le donne ci pensano agli uomini. “Clara non mi voleva. Così l’ho colpita”, sono le parole dette agli investigatori dall’assassino, Renato Scapusi. Ma qual è la novità? Si tratta di un copione visto e rivisto, un assurdo cliché che si ripete e ritorna ogni volta che viene scoperto il corpo martoriato di una donna. L’uomo che uccide è incapace di ricevere il rifiuto. L’uomo che uccide è incapace di tante cose: non riesce a mettere un punto definitivo e sano ad una relazione terminata; non riesce a costruirsi una propria nuova vita; non riesce a guardare al futuro in maniera serena; non riesce a comprendere che quella donna non è un oggetto che prima gli apparteneva e ora gli è stato tolto. L’uomo che uccide non capisce molte cose e prima di tutto che la violenza non è mai la risposta giusta e non lo sanerà dai suoi tormenti. Allora, che senso ha l’otto marzo celebrare la propria donna con delle allegre mimose gialle, se poi il rosso della violenza e del sangue della vittima è il colore predominante di tutta la sua vita?
Veniamo da un anno, il 2020, davvero pessimo in termini quantitativi di femminicidi poiché nel 40% dei casi di omicidio si è trattato di un femminicidio, ovvero la percentuale più alta di sempre. Ma il 2021 non sembra però avere prospettive migliori, nei primi due mesi dell’anno sono ben 12 le donne che quest’anno non riceveranno mimose:
Sharon Barni aveva solo 18 mesi quando muore. Il compagno della madre è accusato di morte come conseguenza di maltrattamenti e di violenza sessuale aggravata.
Victoria Osagie, morta a 35 anni sotto le coltellate del marito che voleva lasciare appena terminata la pandemia e provvedere da sola ai tre figli piccoli che, invece, l’hanno vista spirare sotto i loro occhi.
Teodora Casasanta, viene uccisa a 39 anni insieme al figlio di 5 anni. Il marito e padre delle vittime si è accanito sui corpi con una violenza inaudita. “Vi porto via con me” aveva scritto in un biglietto l’assassino prima di provare ad uccidersi perché la moglie aveva annunciato l’intenzione di lasciarlo.
Roberta Siragusa muore a 17 anni per asfissia. Secondo l’autopsia sarebbe stata prima stordita con un colpo in testa dal suo assassino e poi data alle fiamme mentre era ancora viva. Il fidanzato 19enne, violento e geloso, è in carcere, anche se si cerca un complice per l’occultamento del cadavere.
Sonia Di Maggio è la 29enne che l’ex fidanzato ha accoltellato dopo averla raggiunta nella città dove si era trasferita per sfuggire proprio da lui. “Se l’è cercata” ha risposto al Gip l’assassino.
Piera Napoli, la 32enne muore a causa della “furia omicida” del marito che l’ha massacrata con decine di coltellate. “Mi ha detto di non amarmi più, così l’ho uccisa” ha detto l’omicida.
Luljeta Heshta, la 47enne albanese uccisa a coltellate per strada, dove la donna si prostituiva. Per l’omicidio è stato fermato il compagno che avrebbe agito ubriaco e per gelosia.
Lidia Peschechera morta a 49 anni strangolata dal compagno violento e con problemi di alcol.
Clara Ceccarelli, 69 anni, ha ricevuto dall’ex compagno una bella dose di coltellate. Lui la tormentava da un anno.
Debora Saltori, 42 anni, presa a colpi di accetta dal marito agli arresti domiciliari per maltrattamenti ai danni proprio della moglie. “Ho l’assegno in mano per te, ma devi venire a prenderlo tu” è il messaggio con cui il marito avrebbe attirato la vittima nella trappola mortale.
Rossella Placati è morta a 50 anni con la testa fracassata in bagno, molto probabilmente per mano del compagno (che ancora non confessa). Lei lo voleva buttare fuori di casa.
Ilenia Fabbri, la 46enne uccisa in casa con una coltellata alla gola. L’ex marito della donna è indagato a piede libero per omicidio volontario pluriaggravato in concorso con persona ignota.
A queste 12 donne non andranno di certo mimose che forse neanche le avrebbero voluto, sarebbe bastato amore, comprensione, rispetto e la giusta considerazione che tutte le donne meritano.