Minivocabolario di Paolo Tebaldi
1a parte
Ogni anno, l’8 marzo, ricorre la Festa della Donna, ma poiché anche un mazzo di mimose non fa primavera, sarebbe opportuno ricordare certi valori legati a quella ricorrenza ogni giorno, riflettendo sul fatto che le lotte di liberazione, per la parità di genere, per l’affermazione dei diritti di uguaglianza nel lavoro, nella vita privata e nella società, vanno sostenute continuamente senza soluzione di continuità. Noi ci proviamo ricordando la storia e le vicende, complesse, straordinarie, a volte drammatiche del femminismo.
Con questo termine si indica il movimento sorto nel corso dell’Ottocento che ha rivendicato il superamento di ogni discriminazione, sul piano politico, economico e sociale, tra uomini e donne con ciò proponendo il sesso non come strumento di oppressione e dominio del maschio sulla femmina, ma come elemento di promozione, di emancipazione umana e di felicità.
Ripercorriamo, per sommi capi, l’iter storico del Femminismo, seguendo la descrizione del „Grande Dizionario Enciclopedico“ della UTET: La sua «giustificazione “preistorica“ è rintracciabile nell’ambito della civiltà cosiddetta mediterranea (netta prevalenza della divinità femminile nel culto; massima libertà della donna in ogni manifestazione della vita sociale). Embrioni di „clubs“ femministi si ritrovano nell’Atene di Pericle. Ma l’origine effettiva del Femminismo è assai più recente, e la sua magna charta è costituita dal Cahier des doléances des femmes presentato da M.lle R.F. de Kéralis all’Assemblea Costituente agli inzi della Rivoluzione Francese. Il prototipo della suffragetta moderna è costituito da Olympie de Gouges, che nel 1789 pubblicò Le prince philosophie, romanzo volto a rivendicare i diritti della donna, e organizzò società popolari femminili conducendo una energica campagna presso l’Assemblea Costituente, a cui presentò una Déclaration des droits des femmes. L’uguaglianza politica dei due sessi fu difesa da Condorcet e Sieyès e combattuta da Mirabeau e Robespierre. Prevalse questa seconda opinione e nel gennaio 1793 fu ordinato lo sciogliemento dei clubs femminili. La de Gouges venne gigliottinata il 4 novembre dello stesso anno. La tesi dell’emancipazione della donna venne invece accolta dai socialisti utopisti francesi, da Fourier per primo e poi da Cabet, da Proudhon, da Sant-Simon». Movimenti analoghi a quello francese si svilupparono anche in Inghilterra e in Germania.
«Le rivendicazioni femministe venivano specificandosi in economiche (ammissione a tutte le occupazioni maschili, con parità di retribuzione), giuridiche e politiche (uguaglianza di diritti civili rispetto all’altro sesso e ammissione all’elettorato attivo e passivo). Tali aspirazioni erano destinate a venire soddisfatte per tutt’altra via. La prima guerra mondiale, provocando un’enorme carenza, nelle retrovie, di braccia maschili, e rendendo quindi necessario in molti posti di lavoro e di responsabilità l’impiego delle donne, diede a queste praticamente quella parità ch’esse più o meno vanamente avevano invocato per il passato (…).
(…continua nella prossima edizione)