Nel giorno dell’8 marzo dedicato alla donna, la Svizzera commenta, in alcuni casi anche sgomenta, il risultato della famosa ‘iniziativa anti-burqa’, accolta dal 51,2% dell’elettorato e dalla maggioranza dei Cantoni. Tra le più entusiaste, le femministe estreme vedono in questo risultato una loro battaglia vinta. Il tempo di rallegrarsi per la pseudo vittoria e capiranno presto che non è così: in questo caso le donne non saranno più costrette ad indossare il velo (integrale e non), ma saranno costretto a non indossarlo. Si è liberata la donna da un’imposizione creandone un’altra, a discapito della libertà di scelta e del rispetto delle proprie convinzioni. Auguri a tutte le donne che non indosseranno più il burqa in Svizzera (e in tutti i paesi europei con la stessa legge).
Oggi molti di noi italiani canticchieremo i motivi sanremesi e ci dedicheremo alla critica della musica popolare e dello spettacolo grazie all’overdose da Festival della canzone popolare italiana. Anche dalla Svizzera ci siamo sollazzati con le gag di Amadeus e Fiorello, bravi, perché no? Ma anche quest’anno, con il Festival blindato per Covid, abbiamo avuto la conduzione di due uomini, mentre la presenza femminile sul palco è stata concessa, puntata per puntata, alle ospiti che, di volta in volta, hanno portato sul palco le proprie competenze e interessanti monologhi, anche sul tema della donna. In compenso, però, le donne hanno potuto ammirare per quasi tutte le puntate il calciatore svedese Zlatan Ibrahimovic, noto esperto musicale, showman, intrattenitore e conduttore di fama mondiale. No, davvero – ironia a parte – ma non si riesce a capirne la presenza, se non che sia stato messo lì come la nota più stonata della kermesse in mezzo a tutte le stecche che si son sentite. Ringraziamo il direttore artistico, nonché conduttore, per la concessione, e auguri a tutte le donne che hanno fatto da comparsa per gli inutili e spesso noiosi intermezzi.
Sanremo ha riaperto però anche la disputa linguistica che sta tanto cara alle femministe. Grazie al “direttore d’orchestra” Beatrice Venezi che, anche se la parola c’è (‘direttrice’ esiste, è italiano corretto e di uso comune), preferisce la professione declinata al maschile. Ma perché? Siamo d’accordo che ognuno si può far chiamare come vuole, ma vedendola viene spontaneo presentarla come “direttrice d’orchestra”. La furia delle femministe più rigorose si è scatenata. Non esiste che si usi il maschile per una professione dove, anche se è prevalente la presenza maschile, esiste il corrispettivo femminile, in questo modo non si fa altro che distruggere gli sforzi e le lotte femministe vinte fino ad oggi. È vero, la professionista – chiamiamola così per non sbagliare – ha fatto un errore, ma si tratta soprattutto di un errore lessicale perché ‘direttrice’ esiste, anche se ci sono più direttori invece che direttrici d’orchestra. Ma la questione della lingua può risolvere davvero tutti i problemi di fondo che riguardano le donne?
Allora auguri oggi a tutte le ‘architetta’, le ‘medica’ e anche le ‘direttore’…
Tematiche come parità salariale, uscita dagli stereotipi di genere, diritto al progresso nella carriera, alla maternità, alla formazione, alla giusta rappresentanza negli organismi di governo e di potere non si risolvono declinando per forza al femminile. Ricordiamoci che la lingua è una manifestazione esterna di una società, ci dice molto sul popolo che la parla ma non influisce direttamente sullo stato di quella società. Le donne che ogni giorno si sforzano e lottano, studiano, si preparano e si sacrificano per i principi di uguaglianza, che sono i veri valori femministi, non si soffermano sulle declinazioni al femminile, ma insistono affinché tutti vengano rappresentati allo stesso modo nel rispetto delle differenze sessuali.
Magari un giorno tutte le professioni saranno declinate in base al sesso, ma le donne avranno raggiunto il giusto spazio, quello che meritano, rispetto all’uomo? Oppure sarà come per il Festival di Sanremo, dedicato alla questione femminile, condotto da due uomini e dalle donne che si alternano, una al giorno per brevi momenti? Oppure sarà la vittoria del burqa che nessuno in Svizzera può imporre, ma possono intimare di non metterlo e intanto devono dire alle donne come vestirsi!
A tutte le donne di oggi auguriamo tanta forza perché c’è ancora tanto da fare, perché sono i fatti quelli che contano, non le parole. Auguri a tutte le donne!