La mostra realizzata dall’artista Peter Fischli per il Kunsthaus prende lo spunto da disegni e quadri di Ferdinand Hodler delle collezioni museali: paesaggi, studi della natura, composizioni di figure umane e ritratti. Ad essi si richiamano concettualmente i cicli pittorici di Jean-Frédéric Schnyder: «Vedute bernesi» (1982–1983) e «sul lago di Thun» (1995). Fischli imposta la prospettiva sul processo creativo di due esponenti caratteristici dell’arte svizzera: l’uno maestro riverito, figura centrale alle soglie dell’arte moderna, l’altro un autodidatta fuori dagli schemi, molto stimato soprattutto nelle cerchie artistiche, che ha saputo fornire fondamentali impulsi dopo la fine della modernità classica. Un ruolo cruciale in entrambi i casi spetta al paesaggio studiato e dipinto en plein air. Vengono sottolineati i punti in comune ma anche e soprattutto le diversità tra i due artisti. Per il curatore Peter Fischli proprio il concetto di «diverso» è il titolo sottinteso della mostra.
Dopo aver preso parte alla leggendaria mostra «When Attitudes Become Form» del 1968 alla Kunsthalle di Berna, Schnyder si cimenta per la prima volta con la pittura nel 1970-71. Quando negli anni 1982-83 dipinge le «Vedute bernesi», il suo confronto con la pittura si arricchisce di spessore e intensità. Non disponendo di un proprio atelier, l’artista prende ogni giorno la bicicletta con il cavalletto da pittura sulla schiena; dipinge così nello stile en plein air 106 motivi di Berna e dintorni. Natura e città, il bello e il brutto, la Migros e la cattedrale: il ciclo pittorico fa sfoggio di una formidabile ricchezza di motivi. Lo scopo è quello della pittura in sé, vista come processo, senza valutazioni di merito. Completano la presentazione disegni di studio e oggetti di installazioni di Schnyder: strumenti come una bici da corsa, scarpe da trekking, uno zaino e il cavalletto da pittura, usati nel processo creativo, divengono sculture. Le differenze rispetto a Hodler sono immediate, giacché nell’opera del più importante artista svizzero del tardo Ottocento e del primo Novecento tutto è valutazione, accentuazione, elaborazione e sublimazione. Attraverso ampie forme vi è rappresentata l’esperienza dell’uomo e del paesaggio nel loro rapporto con una dimensione spirituale.