Accettata la legge sulle attività informative, le iniziative economia verde e rafforzamento dell’AVS respinte anche dalla maggioranza dei cantoni. La partecipazione al voto è stata del 42%
“AVSplus: per un’AVS forte” – Non ci sarà l’aumento delle rendite di vecchiaia, né attuali né future, del primo pilastro previdenziale. Gli elettori hanno seguito le raccomandazioni di voto di Governo e Parlamento e hanno respinto chiaramente con il 59.4% dei voti contro il 40.6% di sì, l’iniziativa lanciata dall’Unione sindacale svizzera (USS). Alle urne si sono confermate le previsioni dei sondaggi che davano pochissime possibilità all’oggetto in votazione. La votazione ha diviso la Svizzera nel classico “Röstigraben”. Quattro cantoni romandi hanno detto sì: Neuchâtel, Vaud, Giura e Ginevra, ai quali si è aggiunto il sì del Ticino, altro cantone latino. L’iniziativa ha avuto riscontro nelle città, mentre nelle regioni rurali la bocciatura è stata massiccia.
Se l’iniziativa fosse stata accettata, avrebbe causato costi supplementari all’AVS di oltre 4 miliardi entro il 2018, progredendo fino a 5.5 miliardi entro il 2030. Secondo il Governo non ci sarebbero stati margini di manovra finanziari per aumentare le rendite come chiesto dai promotori e intende risolvere gli imminenti problemi del primo pilastro (7 miliardi di deficit entro il 2030) con la riforma globale “Previdenza della vecchiaia 2020”, al vaglio del Consiglio nazionale da questa settimana. Il risultato del 40% di favorevoli è secondo Paul Rechsteiner, presidente USS, un avvertimento alle Camere: “Il popolo non accetta tagli alle pensioni, soprattutto gli elettori che hanno votato nella Svizzera latina.” Il segnale che invece ne deduce il presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori, Valentin Vogt è diverso: “Gli elettori rifiutano chiaramente un ampliamento delle rendite.” Il ministro della sicurezza sociale, Alain Berset, è pienamente soddisfatto: “Popolazione è cosciente dei problemi del sistema pensionistico” e auspica “una soluzione mediana” con la riforma della previdenza.
“Per un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse (economia verde)” – Gli svizzeri non desiderano “un’economia troppo verde”. L’iniziativa proposta dal Partito ecologista svizzero (PES), che puntava a interventi da parte della sfera pubblica, affinché le risorse naturali e le materie prime siano utilizzate in modo efficiente e parsimonioso e con il minor impatto ambientale possibile, è stata chiaramente bocciata. Il 63.6% dei votanti ha detto no, impauriti forse dai danni che avrebbe provocato all’economia la proposta dei promotori. Sono stati gli argomenti dei contrari, che preannunciavano scenari catastrofici a livello economico e drastiche rinunce a livello personale, a sedurre gli elettori a rifiutare il testo, che all’inizio della campagna di voto aveva il vento in poppa.
I promotori sono riusciti dunque a combattere la paura di dover rinunciare a molto, ma per Regula Rytz, presidentessa dei Verdi “l’economia verde ha vinto e ha lanciato il dibattito per il futuro”. La Svizzera ha perso l’occasione di issarsi ai vertici mondiali nella “ristrutturazione ecologica dell’economia”. Diversa l’opinione di Hans-Ulrich Bigler, presidente dell’Unione svizzera di arti e mestieri (USAM): “Il risultato esprime che l’economia svizzera è verde già da molto tempo”. La Svizzera è all’avanguardia delle tecnologie ambientali e il Consiglio federale è già intervenuto in materia di politica energetica e climatica. La consigliera federale, Doris Leuthard, ha chiarito che “gli elettori hanno no solo all’iniziativa e non a un’economia verde”. L’iniziativa avrebbe avuto gravide conseguenze per l’economia e il Governo vuole mettere in atto i propri piani d’azione per un’economia verde sulle basi delle leggi in vigore.
Legge sulle attività informative (LAIn) – Un sì alla normativa volta a rafforzare le facoltà d’intervento del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) per più sicurezza a scapito di meno vita privata. I cittadini svizzeri hanno detto no al referendum promosso dal PS, dai Verdi e da varie altre organizzazioni contro il testo della Legge sulle attività informative approvata dal Parlamento nel 2015. Con l’approvazione di tutti i cantoni e il 65.5% di voti favorevoli alla LAIn, in futuro i servizi segreti della Confederazione potranno intercettare, in casi motivati, conversazioni telefoniche, controllare la posta elettronica e infiltrare sistemi informatici per prevenire alle minacce di terrorismo, di attacchi alle reti informatiche o lo spionaggio. Le nuove misure potranno tuttavia essere applicate soltanto in casi di minacce gravi e dovranno essere autorizzate a più livelli. Il ministro della difesa, Guy Parmelin, è molto soddisfatto: “La legge aumenta la sicurezza nazionale, perché dal 2017 darà ai servizi segreti mezzi moderni”. Nel frattempo saranno vincolate le nuove misure di sorveglianza a condizione severe e la sfera privata non sarà limitata in alcun modo. Inoltre saranno ampliati i controlli sul SIC. La risposta agli oppositori che auspicano uno “Stato ficcanaso” e rimarranno vigili per garantire la proporzionalità.
G.S.