Le rassicurazioni di Sergio Marchionne non tranquillizzano le tute blu della Fiat, arrivate sabato scorso a Torino da tutta Italia per chiedere garanzie sul futuro delle fabbriche italiane e dei posti di lavoro. Sfilano in 15.000 (8.000 secondo la Questura), ma la manifestazione da Mirafiori al Lingotto, indetta da Fim, Fiom, Uilm e Fismic, finisce tra i tafferugli provocati dai Cobas e l’aggressione al leader della Fiom, Gianni Rinaldini.
Il piano Opel preoccupa i lavoratori di tutto il gruppo e della componentistica auto, ma anche le istituzioni locali. Non nasconde i timori il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, che ha chiesto un incontro a Marchionne. E, da Berlino, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, afferma: “Noi vogliamo aprire con la Fiat una trattativa, una vera trattativa, che abbia come obiettivo, almeno per quanto riguarda l’Italia, il mantenimento dei siti e dell’occupazione: vogliamo discutere con la Fiat come questo obiettivo deve essere raggiunto”.
I più vivaci sono gli operai di Pomigliano, arrivati a Torino con un treno speciale, che raggiungono Mirafiori in corteo dalla stazione e bloccano il traffico. Indossano tutti una maglietta bianca con la scritta rossa ‘Pomigliano non si tocca’: “Saremo irremovibili” avverte il sindaco della cittadina campana, Antonio Della Ratta; “Bene Chrysler, bene Opel, ma serve subito un tavolo con il governo ai massimi livelli”, afferma il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino.
Nel corteo, gli operai di Pomigliano sono in testa, con quelli di Termini Imerese, l’altro stabilimento a rischio. Rinaldini annuncia il blocco degli straordinari e di ogni forma di flessibilità; per il numero uno della Fim, Giuseppe Farina, “è ridicolo che la Fiat discuta con il governo statunitense e con quello tedesco e con i sindacati di quei Paesi, ma non dica nulla in Italia”. Eros Panicali, responsabile nazionale del settore Auto per la Uilm, vuole che il tavolo sia presso la presidenza del Consiglio, mentre il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, accusa il governo “totalmente assente sia nei riguardi della Fiat sia di qualunque idea attiva di politica industriale”.
“La richiesta del sindacato di avere un tavolo nazionale per affrontare le ricadute degli accordi internazionali della Fiat – spiega il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino – è assolutamente sensata. Io sono qui per sostenere questa richiesta”. Sfila con gli operai anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola che vuole le Regioni al tavolo.
Il percorso del corteo è lungo, ma la manifestazione si svolge in un clima tranquillo. I tafferugli sono solo alla fine, durante i comizi sul palco allestito davanti alla palazzina del Lingotto.
La contestazione inizia a sorpresa durante l’intervento di Farina. Gli gridano “Venduto, venduto” e gli tolgono l’audio. Il segretario della Fim-Cisl finisce di parlare, ma i Cobas raggiungono il palco. Ci sono spintoni, Rinaldini viene strattonato e tirato giù dal palco, ma riesce comunque a concludere il suo intervento. Viene colpito con una cinghiata anche il segretario generale della Uilm piemontese, Maurizio Peverati. Un rappresentante dei Cobas prende la parola e improvvisa un intervento. I leader confederali lasciano il Lingotto, si allontanano anche i lavoratori. Finisce un po’ mestamente la prima giornata di protesta in difesa dei posti di lavoro delle fabbriche del Sud e del Nord.