Dopo aver incassato la prima fiducia al Senato, Draghi si aggiudica anche la fiducia della Camera. Il Movimento verso la scissione
Con 262 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti, il Governo Draghi incassa la fiducia al Senato superando senza alcun problema il primo ostacolo. A far da padrone è stato certamente il discorso che Draghi ha tenuto prima di ricevere la fiducia al Senato, un discorso di 53 minuti e che ha trovato largo e condiviso consenso. “Questo sarà il Governo del Paese” è l’incipit con cui l’ex presidente della Bce ha deciso di esordire parlando poi di “Nuova Ricostruzione” e certezza dell’Europeismo poiché, afferma Draghi, “senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia”. Mario Draghi ha affrontato i problemi della crisi sanitaria, sociale ed educativa che ha attanagliato il Paese dopo un anno di Pandemia, individuando tra le priorità il piano vaccinale e la scuola. Quello su cui punta Draghi è un’azione unita delle forze politiche poiché è dovere di tutti “combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti” dichiara.
Dopo le priorità sarà necessario agire sul turismo, sulle politiche attive del lavoro e certamente sul cambiamento climatico: “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Non è mancato un accenno alla questione della parità di genere e del Mezzogiorno insieme agli investimenti pubblici. Per quanto riguarda le riforme, Draghi ha annunciato riforme che riguardano il fisco, la pubblica amministrazione, la giustizia e i rapporti internazionali. Infine in chiusura ritorna al valore dell’unità come dovere di tutti affermando che non si tratta di un’opzione ma “l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”.
Ma se da un lato si reclama unità per amore del Paese, dall’altro c’è l’unità del gruppo politico di maggioranza che sembra non solo vacillare ma addirittura fare scintille. Il M5s, infatti, conta ben 15 senatori che hanno votato contro alla fiducia al Governo Draghi, alcuni non hanno partecipato al voto e 2 si sono astenuti. A far scintille, dunque, sono i senatori pentastellati Abate, Angrisani, Corrado, Crucioli, Di Micco, Giannuzzi, Granato, La Mura, Lannutti, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra e Ortis che adesso rischiano di essere espulsi dal Movimento. Scrive sui social il capo politico del M5s Vito Crimi: “I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia” al Governo Draghi “saranno espulsi” e l’annuncio genera una vera e propria insurrezione all’interno del gruppo politico dove si valuta di adire le vie legali e ricorrere al giudice contro quella che reputano un’ingiustizia. Rischiano l’espulsione anche i sei senatori che non si sono presentati durante il voto se l’assenza non sarà giustificata.
Nel frattempo in serata Draghi ottiene la fiducia anche alla Camera con 535 voti a favore, 56 contrari e cinque astenuti. Anche in questo caso l’unica nota è rappresentata dal voto contrario da parte di 16 deputati del M5s. 12 i deputati M5S che non hanno partecipato al voto di fiducia sul governo di Mario Draghi e 4, invece, si sono astenuti. La scissione all’interno del Movimento sembra ormai effettiva.