Il problema delle balbuzie colpisce il 2-3% della popolazione e può interessare tutti
Quando si prova quella spiacevole sensazione delle parole che non riescono ad essere pronunciate. Quando non riusciamo a far fluire correttamente l’aria dalla bocca e anche se il nostro pensiero è andato oltre, la nostra espressione verbale si è bloccata. Sono queste alcune delle spiacevoli sensazioni che prova un balbuziente, ovvero un individuo che soffre di alterazioni del ritmo e della fluidità dell’espressione verbale, uno dei più diffusi disturbi del linguaggio.
Questa problematica è molto diffusa soprattutto nei maschi e può presentarsi già a partire dell’età prescolare. Chi soffre di balbuzie vive con molto disagio questo disturbo, soprattutto a livello sociale, perché anche se sa benissimo ciò che desidera dire non è assolutamente in grado di farlo.. Eppure è un problema che esiste sin dall’antichità. Si narra che il filosofo greco Demostene, fosse afflitto da tale difficoltà ma riuscì comunque a superare questo suo problema diventando anzi il più grande oratore della storia ellenica. Il suo metodo, considerato ancora oggi valido, fu quello di esercitarsi a parlare ad alta voce tenendo in bocca un piccolo sassolino tra la lingua e il palato.
Esistono diversi tipi di balbuzie, ma una classificazione semplicistica si può fare distinguendola in balbuzie primaria, più comune e interessa circa il 30% degli infanti, in particolar modo di sesso maschile; di norma la balbuzie primaria scompare spontaneamente senza che sia necessario ricorrere a logopedia o riabilitazione del linguaggio; e la balbuzie secondaria che sarebbe la balbuzie vera e propria. Questo tipo di balbuzie si manifesta tra i 6 e i 14 anni di età. Quello che accomuna il disturbo della balbuzie è il fatto che viene spesso accompagnato da errori nella respirazione: i muscoli respiratori possono subire spasmi clonici, tonici o tonico-clonici, i maggiori responsabili del blocco verbale, della ripetizione del vocabolo e del movimento convulsivo che spesse volte accompagna la balbuzie.
La cura delle balbuzie non comprende però un’unica terapia, o un modello standard efficace per tutti coloro che ne sono affetti la pluralità delle cause che scatenano le balbuzie impedisce elaborare una strategia terapeutica unica. Una delle maggiori cause dell’insorgere della balbuzie, soprattutto per i più piccoli, è il voler parlare troppo rapidamente, e questo succede in particolar modo ai bambini molto intelligenti. In questi casi, un ottimo rimedio è indurli a parlare più lentamente. Ma tutti gli specialisti sono concordi nel non far allarmare i genitori, perché spesso questi problemi vanno via da soli.
Pur non disponendo di un’unica terapia generale contro il problema, esistono diversi approcci che possono essere riassunti in Autoterapia, in cui il paziente dovrebbe eseguire in modo autonomo alcuni semplici esercizi verbali assegnati dal logopedista allo scopo di esercitarsi a parlare in modo fluido. Questa terapia è soprattutto utilizzata dai pazienti adulti perché difficilmente i bimbi si rendono conto del loro problema; L’uso di apparecchiature elettroniche volte a migliorare la fluidità del linguaggio: si parla di feedback acustici alterati, grazie ai quali il balbuziente può riascoltare la sua voce in maniera alterata; Farsi seguire da un logopedista, che è la figura professionale per i disturbi del linguaggio, a questo si può affiancare un consulto psicologico quando, nonostante numerose sedute logopediche balbettano ancora in modo consistente, la difficoltà di verbalizzazione cela problemi di natura psicologica; infine l’ultima spiaggia è rappresentata dall’utilizzo farmacologico anti-balbuzie. Si tratta per lo più di ansiolitici, antidepressivi e simili pe cui devono essere utilizzate solo quando strettamente necessarie, previa prescrizione medica.
Demostene, il grande oratore greco vissuto nel 384-322 a.C. era balbuziente. A lui si deve la felice intuizione della profonda implicazione psicologica della balbuzie, con un incessante e meticoloso lavoro su se stesso, riuscì a superare la sua difficoltà di linguaggio, fino a diventare il più grande oratore della storia greca.