“Grazie Silvio per il ruolo determinante svolto per risolvere” la lunghissima crisi tra Libia e Svizzera, che per mesi ha pericolosamente investito anche l’Unione europea; si chiude con questo aperto ringraziamento del primo ministro libico Bagdadi Ali al Mahmoudi la visita del presidente del Consiglio in Libia. Una visita condotta nel più assoluto riserbo e che aveva un obiettivo delicato: aiutare la Svizzera e l’Unione europea a chiudere con successo anche l’ultimo capitolo di una querelle diplomatica che si è protratta per due anni.
La partenza dell’imprenditore svizzero Max Goeldi era l’ultimo ostacolo per mettere la parola fine ad una vicenda alla quale Berlusconi lavorava da mesi. Molto ha giocato l’ottimo rapporto personale instaurato da Berlusconi con il leader libico Muammar Gheddafi. Il colonnello non aveva proprio digerito la vicenda del fermo a Ginevra del figlio Hannibal, accusato di aver molestato una coppia di domestici, ed aveva reagito alla sua maniera contro Berna: ritiro dei soldi libici dalle banche svizzere e ritorsioni politiche.
L’imprenditore svizzero era bloccato a Tripoli da 23 mesi, da quando insieme ad un altro uomo d’affari, Rachid Hamdani, venne arrestato per violazione delle leggi sull’immigrazione. Goeldi ha trascorso quattro mesi in una cella del penitenziario di Al Jadaida, un luogo dove vengono portati criminali comuni e immigrati irregolari. “Sono stati mesi molto duri”, è stato il suo unico commento sulla prigionia.
La giornata di domenica 13 si è dipanata nell’attesa di capire se veramente Goeldi sarebbe riuscito a lasciare la Libia ed anche con chi, vista la contemporanea presenza a Tripoli del ministro degli Esteri svizzero, di quello spagnolo e del presidente del Consiglio. Voci ricorrenti indicavano che Goeldi sarebbe rientrato con l’aereo del premier italiano. Ma così non è stato. Che Goeldi sarebbe veramente partito in serata è stato subito chiaro, ma intanto le ore passavano e Goeldi rimaneva nell’albergo che da giorni lo ospitava, guardato a vista dalla sicurezza libica. Solo in serata la svolta: l’imprenditore ha lasciato l’albergo per imbarcarsi su di un volo di linea diretto in Europa.
Quasi contemporaneamente il pubblico riconoscimento della Libia al ruolo del premier italiano. “Lo Stato libico ringrazia l’Italia per tutti gli sforzi messi in atto” per risolvere il problema, dice il primo ministro libico Bagdadi Ali al Mahmoudi. Si scrive così la parola fine ad una ‘guerra diplomatica’ durata 24 mesi, giocata sul filo della tensione, tra arresti, embarghi commerciali e ‘black list’. La crisi tra Libia e Svizzera, cominciata con il fermo, a Ginevra, di Hannibal Gheddafi, figlio del leader libico, è proseguita sul binario delle reciproche ritorsioni, fino a coinvolgere direttamente tutta l’Unione Europea quando, lo scorso febbraio, Tripoli ha deciso di chiudere le frontiere ai cittadini dell’area Schengen. Restava in piedi solo la questione Goeldi ed è stato necessario arrivare alla firma di un accordo libico-svizzero, accompagnato da un pubblico ‘mea culpa’ di Berna per la pubblicazione delle foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi.
Ma evidentemente anche questo non bastava all’irascibile Gheddafi: serviva forse proprio Silvio Berlusconi che in questi anni ha saputo costruire un solido rapporto con il colonnello che non ha mancato di ringraziarlo alla sua maniera: con una dichiarazione di gratitudine del suo primo ministro.
Contestualmente, sono stati rilasciati dalla Libia i tre pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani) che erano stati fermati giovedì 10 a 40 miglia dalla coste africane in un tratto di mare che Tripoli considera di sua esclusiva competenza. Sui tre pescherecci, “Alibut”, “Mariner 10” e “Vincenza Giacalone”, si trovavano in totale 22 uomini di equipaggio.
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