Obama: “E’ un primo importante passo per raggiungere entro sei mesi un accordo generale”. Rohani: “ Viene riconosciuto il diritto all’arricchimento dell’uranio in Iran”. Per Israele e l’Arabia Saudita è “un errore storico”
Accordo siglato a Ginevra tra l’Iran e i “5+1” nella notte tra sabato 23 e domenica 24. “Accordo storico” è stato definito da Obama; “errore storico” l’ha giudicato Israele.
Due settimane fa l’accordo era saltato perché la Francia si era impuntata: voleva un accordo globale, ovvero la rinuncia dell’Iran al nucleare militare e la fine delle sanzioni, con la possibilità di riottenere circa 50 miliardi di dollari depositati in varie banche e bloccati per effetto, appunto, delle sanzioni.
Se non c’era stato nessun accordo, fu preso l’impegno a rivedersi entro una decina di giorni, ciò che si è verificato a partire dal 20 novembre. Le nuove trattative sono durate esattamente quattro giorni e, alla fine, un accordo lo si è trovato, come soluzione di compromesso tra il fallimento e l’accordo globale di cui abbiano parlato e impossibile da raggiungere. Inutile dire che nel corso dei colloqui molte volte le delegazioni sono state sul punto di rompere, prova ne è che il risultato è un compromesso, i cui termini sono i seguenti: 1) l’Iran si è impegnato a interrompere l’arricchimento dell’uranio oltre il 5%; 2) l’Iran si è impegnato a non aggiungere altre centrifughe e a neutralizzare le sue riserve di uranio arricchito a quasi il 20%; 3) le maggiori potenze non imporranno sanzioni per i prossimi sei mesi, sbloccando restrizioni per circa 7 miliardi di dollari; 4) una verifica verrà fatta fra sei mesi. Come si vede l’accordo è generico e permette ad ognuno di veder riconosciute le sue richieste. Ecco la dichiarazione di Barack Obama: “Quest’accordo è un primo importante passo e apre il tempo e lo spazio per andare avanti con nuovi negoziati e raggiungere entro sei mesi un accordo generale”. Il presidente americano ha pubblicamente invitato il Congresso Usa a non imporre nuove sanzioni che “potrebbero far saltare questa intesa di Ginevra, che è un primo passo promettente”.
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha detto che “il positivo risultato” dell’accordo sul nucleare è stato raggiunto grazie al “rispetto dei diritti dell’Iran”. Ha aggiunto che “le minacce non possono portare alcun frutto”. Dopo aver precisato che l’Iran non ha mai cercato l’atomica, Rohani ha osservato che “nell’accordo il diritto all’arricchimento dell’uranio in Iran è stato accettato” e continuerà ad essere applicato nei siti di Natanz, Fordo, Arak, Isfahan e Bandar Abbas. Come si vede, la dichiarazione del presidente iraniano è per fini interni, ma resta il fatto che se può arricchire l’uranio sotto il 5% non può farlo oltre questa percentuale e si è impegnato a neutralizzare quello già arricchito a quasi il 20%. Non si parla di sanzioni in caso di trasgressioni, ma è evidente che le verifiche dovranno essere fatte.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha messo l’accento sul fatto che “tutto il mondo guadagna” da quest’accordo e che “non ci sono perdenti”. Anche il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha sottolineato l’aspetto positivo dell’accordo (“Contribuirà a salvaguardare la pace e la stabilità in Medio Oriente”). La dichiarazione della Francia rivela l’insoddisfazione per un accordo generico. François Hollande definisce l’accordo “una tappa verso l’arresto del programma militare nucleare iraniano”. I contrari all’accordo sono ufficialmente due: Israele e l’Arabia Saudita. Secondo Netanyahu, l’accordo rende “il pianeta più pericoloso”, perché l’Iran ha ottenuto ciò che voleva, cioè la prosecuzione del suo programma militare e lo sblocco di una parte dei soldi. A giudizio di Netanyahu, l’accordo fa comodo all’Iran perché gli permette di “alleviare in modo sostanziale le sanzioni e di mantenere le componenti importanti del proprio programma militare”. A bocciare senza giri di parole l’accordo è, oltre Israele, l’Arabia Saudita, nemica dell’Iran, che ha minacciato di dotarsi anch’essa della bomba atomica acquistandola dal Pakistan”. In realtà, ad essere contrari all’accordo, giudicato troppo morbido, sono anche molti parlamentari repubblicani e democratici, che giudicano la politica estera di Obama troppo arrendevole verso un Paese, l’Iran, che starebbe raggirando gli occidentali.