Il 10 febbraio è il “giorno del Ricordo” in onore delle vittime delle foibe. Mattarella: “fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa”
Quando finisce una guerra le brutture che sono avvenute e gli orrori che ne sono derivati hanno un peso eccessivo per le generazioni future che si trovano a fare i conti con memorie e conseguenze. Per anni abbiamo avuto a che fare con il peso delle brutture nazifasciste, i campi di concentramento, la cacciata delle etnie “indesiderate” e tutte le tragedie che ne hanno disegnato i contorni sempre più dettagliati quanto dolorosi della seconda guerra mondiale. Ma per tanti anni si è taciuto, invece, su una tragedia che, per molti versi, ha gli stessi sconcertanti contorni della tragedia nazifascista.
Nel 2004 finalmente anche la tragedia delle foibe viene riconosciuta ufficialmente e celebrata il 10 febbraio grazie alla legge istituita 30 marzo con la quale si vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Il “Giorno del ricordo” si celebra ogni anno in memoria dei quasi 20 mila uomini, donne e bambini torturati, assassinati e gettati nelle foibe, ovvero le fenditure carsiche usate come discariche, per mano delle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale. Per molti anni il riconoscimento della memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all’esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è stato un tema rovente che ha diviso le coscienze critiche. Ma ad oggi il riconoscimento di questa ennesima tragedia umana a cui hanno dovuto soccombere gran parte di innocenti trova la giusta identificazione, come dimostra la dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nel suo intervento in onore del “giorno del Ricordo”, Mattarella afferma che questa celebrazione contribuisce a farci rivivere “una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi”. In questi luoghi, la popolazione ha dovuto subire il passaggio dalla dittatura nazifascista a quella del comunismo che, tramutata in persecuzione contro gli italiani Accedi o registrati per continuare a leggere l'articolo
... Ti piace questo articolo e vuoi continuare a leggerlo?