Richiamando una fortunata metafora calcistica, anche al Mexico City Grand Prix, disputato nel fine settimana appena terminato presso l’Autodromo Hermanos Rodríguez, il copione si è ripetuto: ci sono 20 atleti che dietro ad un volante inseguono la vittoria, ma poi a vincere è sempre Verstappen.
E pensare che sull’asfalto dei 71 giri dei 354 km complessivi della gara, malgrado le qualifiche avessero lasciato ben sperare il duo della Ferrari, Leclerc e Sainz, partiti dalla starting grid in prima e seconda posizione, alla monoposto blu-rosso-oro del capoclassifica Max Verstappen che aveva iniziato la gara al terzo posto è invece bastato arrivare alla prima cura del percorso per superare le rosse di Maranello, portarsi in testa e volare alla vittoria.
Insomma, anche stavolta: pronti, partenza, via, vince Verstappen e così finisce la gara.
Per le note di giornata, ricordiamo che Sergio Perez, eterno secondo di Red Bull, dopo un contatto con la Ferrari di Leclerc, ha danneggiato la sua monoposto e si è trovato costretto ad un imbarazzante ritiro davanti agli oltre 400’000 tifosi che affollavano le tribune in attesa di un suo piazzamento sul podio dato che, malgrado lo strapotere del compagno Verstappen, Sergio Perez era e resta nella posizione cadetta del campionato mondiale piloti.
Altro ritiro è eccellente stato quello del danese Kevin Magnussen, protagonista di uno spettacolare fuoripista che al 31° delle 71 tornate di pista ha visto la sua Haas infrangersi contro le barriere.
Restiamo nelle posizioni di testa e segnaliamo che le Ferrari, finalmente in recupero tecnico, pur avendo reso difficile la vita alle Mercedes, in particolare a quella di Lewis Hamilton, non hanno potuto contrastare la strategia del pluricampione britannico, che infine é riuscito ad imporsi e conquistare la seconda posizione solo sfruttando i ritardi di Leclerc al cambio gomme, e dunque relegando l’altro ferrarista Sainz al quarto posto.
Le difficoltà di controllo e la usura delle gomme, pur sembrando inconvenienti differenti, trovano invece la medesima giustificazione quando si considerano le caratteristiche della pista messicana.
L’Autodromo Hermanos Rodríguez si snoda infatti ad oltre 2200 metri e la rarefazione dell’aria impone alle scuderie di aumentare la portanza, la aderenza delle vetture all’asfalto della pista, per evitare perdite di aderenza che possono causare perdite di controllo, oppure la anticipata usura delle gommature, che tendono a pattinare in modo eccessivo oltre a causare un surriscaldamento delle componenti tecniche che faticano a riportarsi in temperatura ottimale.
Per le note di giornata, altra conferma del campionato 2023 è la McLaren ed in particolare il suo ventitreenne pilota Lando Norris: partito 19° è riuscito a chiudere la gara in quinta posizione.
Anche questa volta un esame delle posizioni al traguardo hanno un valore puramente simbolico: dietro Max Verstappen, matematicamente già campione del mondo, troviamo Lewis Hamilton di Mercedes, Leclerc e Sainz di Ferrari, Norris di McLaren e George Russel di Mercedes, Daniel Ricciardo di Alpha Tauri, Oscar Piastri di McLaren, Alexander Albon di Williams ed Ocon di Alpine Renault, lontani dal tempo del vincitore con distacchi che partono dai +13 second i di Hamilton, sino al minuto abbondante della Alpine Renault.
Per meglio comprendere la superiorità della Red Bull, ricordiamo che Max Verstappen oltre ad essersi qualificato come campione iridato per la stagione in corso, ed avere conquistato con il GP del Messico la sua 51° vittoria in carriera, continua a accumulare punti e lascia l’Autodromo Hermanos Rodríguez con un punteggio di 491 punti, seguito con 240 punti dal compagno Perez, ed incalzato da Lewis Hamilton che con il secondo posto in Messico ora ha raggiunto quota 220.
Nel campionato mondiale costruttori, invece, la superiorità del team di Red Bull, oltre che matematicamente già acquisita, risulta evidente ed incontestabile: 731 punti per le vetture blu-rosso-oro del team anglo-austrico, contro i 371 di Mercedes, ed i 349 di Ferrari.
Prossima gara: il 5 novembre, al circuito di Interlagos, per il Grand Prix del Brasile.
di Andreas Grandi