Era solo questione di tempo. E finalmente Max Verstappen sul circuito di Suzuka, costruito su un terreno della Honda, che guarda caso è sponsor tecnico proprio della Red Bull del pilota olandese, anche per il 2022 si laurea campione iridato. Nelle quattro gare che ci separano dal termine della stagione gli appassionati di Formula 1 ora si attendono che il circus automobilistico della massima categoria abbandoni le sue forzature agonistiche, talvolta esasperate e confuse, per tornare ad essere quello sport magico ed imprevedibile che ci fa sentire campioni ogni volta che siamo al volante.
Questi i motivi per cui possiamo archiviare il Japan Grand Prix 2022 come il riassunto di una stagione che oltre alle vittorie ha vissuto altrettante incertezze, difetti e pregi, riconoscibilissimi nelle cronache che seguono. Anche a Suzuka ad imporsi è stata la meteo, sicura protagonista con una pioggia torrenziale che ha rinviato di ben due ore la partenza e stravolto i risultati.
Prime a saltare sono state, come sempre, le aspettative dei soliti favolosi quattro sulla linea di partenza: Verstappen, i ferraristi Leclerc e Sainz, e Checo Perez. Al primo giro, pioggia ed esasperato agonismo, anche in Giappone hanno portato fuori pista Carlos Sainz, costringendolo subito al ritiro.
Dopo una attesa di due ore, alla ripartenza tutti i piloti montavano gomme full wet. Gommature indispensabili per espellere 75 litri al secondo ad una velocità di 300 kmh, ovvero molta ma non tutta dell’acqua che inondava la pista.
Altro intuibile problema che si è garantito un posto fisso nella stagione in corso: la visibilità, che impediva ai piloti nelle retrovie di sorpassare il gruppo di testa, avvantaggiato anche da un tracciato, come quello di Suzuka, che già di suo non favorisce chi cerca una rimonta.
Poi, come visto altre volte nei mesi scorsi, è bastato che un pilota montasse gomme medie e tutti gli altri, per non essere da meno, hanno fatto altrettanto.
Scommessa parzialmente vinta: perché se le gomme medie scaricano 30 litri di acqua al secondo, la pista resta bagnata e, come accaduto nell’ultima gara di Singapore oppure a Montecarlo, i piloti sono costretti a strane traiettorie alla ricerca di asfalto asciutto.
Come non bastasse, sempre replicando un copione già visto, oltre alle complicazioni della meteo, la gara è stata anche stravolta nella sua durata, ridotta al minimo indispensabile per evitare un costosissimo rinvio.
Erano infatti necessari almeno due giri di pista dietro la safety car, la staffetta che guida il gruppo alla ripresa della corsa, seguiti da 14 tornate ed un cronometraggio di almeno 40 minuti di corsa sull’anello asfaltato giapponese per assegnare ai vincitori un punteggio pieno, e non ridotto come nelle gare disputate ai limiti del regolamento.
Di conseguenza, addetti ai lavori e tifosi non hanno seguito il Gran Premio contando i proverbiali 53 giri necessari, ma calcolando alla rovescia il poco tempo disponibile. Mentre il solito Verstappen partiva in fuga solitaria, la partita restava aperta alle sue spalle. Con Leclerc impegnato in una impossibile rimonta, seguito dall’altro Red Bull, il messicano Perez, deciso a soffiargli il secondo posto.
Ma anche in Giappone, eccesso di agonismo e sfortuna hanno punito la Ferrari del monegasco: a poche centinaia di metri dal traguardo Leclerc pattina sul bagnato, esce dal tracciato e taglia la curva.
È sempre seguito da Perez, che stavolta però comunica al suo team di aspettarsi una penalità per l’avversario di Maranello, come a lui era successo la settimana scorsa a Singapore. Previsione confermata: al traguardo i giudici di gara retrocedono Leclerc in terza posizione, mentre Perez é promosso secondo.
Gara conclusa, verrebbe da pensare. Ma non ai calcoli della Federazione Automobilistica Internazionale-FIA.
Proprio quando piloti, tecnici, media e pubblico si preparavano ai rituali festeggiamenti di giornata, la FIA annuncia in mondovisione che, causa la penalità di Leclerc, Max Verstappen raggiunge il punteggio per laurearsi e quindi è campione del mondo 2022. Le parole di Leclerc tradiscono la delusione del team Ferrari per le nove pole positions guadagnate, ed altrettanto sprecate, dal monegasco e dalla scuderia di Maranello: “Ormai la mia sfida con Verstappen continuerà il prossimo anno”.
Proseguiamo, e lasciamo il colpo di scena per le batture finali. Dietro al terzetto sul podio, troviamo Esteban Ocon di Alpine Renault, ed al quinto posto la Mercedes di Lewis Hamilton, che ritroveremo in Formula 1 anche nel 2023.
Veniamo alle classifiche iridate: campione del mondo piloti è Max Verstappen, con 366 punti, seguito da Perez con 253, Leclerc a 252, George Russell di Mercedes con 207 e Carlos Sainz a 202.
Campione del mondo costruttori è il team di Red Bull Honda; Ferrari è seconda con 454, terza Mercedes a 387.
Tuttavia entrambe queste graduatorie iridate restano viziate da una incognita. A partire da lunedì 10 ottobre la FIA dovrebbe emettere il suo verdetto, da intendersi come penalizzazione in termini di punteggio, per un probabile sforamento delle spese da parte della scuderia Red Bull. Ad inizio stagione ai team è stato imposto un price cap per livellare almeno in termini tecnici lo strapotere di alcuni.
Facile a dirsi per i team più piccoli.
Mentre gli altri sembrano avere aggirato il divieto grazie a contributi indiretti da parte di società a loro estranee solo in linea di principio.
Se le indagini della FIA restano doverose, è altrettanto comprensibile il malumore degli addetti ai lavori per il protrarsi delle decisioni dei giudici automobilistici, spesso comunicate a gare concluse e punteggi assegnati, e quindi passibili di interpretazioni arbitrarie che invece basterebbe poco ad evitare sul nascere.
di Andreas Grandi
Photo Credit: teams & FIA media