In un libro autobiografico (“Mi avevano promesso il paradiso”) Alì Agca racconta la sua verità sull’attentato a Karol Wojtyla il 13 maggio del 1981
Se è vero quello che racconta Alì Agca nel suo libro autobiografico (“Mi avevano promesso il paradiso”, Chiarelettere), le tonnellate e tonnellate di giornali e libri che sono stati scritti sull’attentato a Papa Karol Wojtila, avvenuto in piazza San Pietro a Roma il 13 maggio del 1981, andrebbero tutti bruciati, perché avrebbero raccontato una colossale bugia, cioè che il mandante dell’attentato sarebbero stati i servizi segreti sovietici, il famigerato Kgb, e per esso l’uomo di Mosca, Leonid Brezhnev.
Come si ricorderà, all’indomani dell’attentato Alì Agca coinvolse il bulgaro Serghei Antonov, all’epoca responsabile della compagnia aerea bulgara Balkan Air, il quale riuscì a farla franca e a lasciare l’Italia per un cavillo giuridico. Serghei Antonov, anni dopo, fu scagionato da un tribunale bulgaro, ma l’accusa di Alì Agca – uno degli organizzatori dell’attentato con fornitura della pistola con cui lui sparò al Papa – gli è sempre rimasta appiccicata addosso e non lo abbandona mai, neanche adesso che è morto a soli 58 anni, per cause, pare, naturali.
La “pista bulgara”, così come quella sovietica, plausibile, anzi, l’unica possibile dal punto di vista ideologico e politico, sarebbe falsa, e a dirlo è lo stesso Alì Agca, nel libro autobiografico appena pubblicato. La verità, la nuova verità dell’ex appartenente al gruppo dei “Lupi grigi”, è che a commissionare l’attentato al Papa fu l’ayatollah Khomeini, il grande capo religioso autore della rivoluzione islamica e della cacciata dello Scià dall’Iran nel 1979. Alì Agca non ricorre a tortuosità, dice chiaramente che fu Khomeini in persona ad impartirgli l’ordine. Alì andò a Teheran e parlò direttamente con l’ayatollah che gli avrebbe detto: “Questa è la volontà di Allah, caro Alì. Non devi dubitare. Allah ti chiama a questo grande compito. Non dubitare mai, abbi fede, uccidi per lui, uccidi l’Anticristo, uccidi senza pietà Giovanni Paolo II e poi tu stesso togliti la vita affinché la tentazione del tradimento non offuschi il tuo gesto. Questa morte aprirà una volta per tutte la strada del ritorno dell’imam Mahdi sulla terra”.
Ancora un altro passo: “Questo spargimento di sangue sarà il preludio della vittoria dell’Islam su tutto il mondo e il tuo martirio sarà ricompensato con il paradiso, con la gloria eterna nel regno di Allah”. Alì era fuggito dalla prigione turca in cui si trovava per aver ucciso il direttore del quotidiano liberale Milliyet e riparò in Iran, dove, appunto, fu contattato per un colloquio con l’ayatollah che, presumiamo con sorpresa di Alì Agca, gli fece questa raccapricciante proposta.
Nel libro Alì racconta: “Mi scopro forte, pronto per immolarmi per la causa islamica come se fosse la cosa più naturale da fare, sì, ucciderò Giovanni Paolo II e un istante dopo mi toglierò la vita”. In realtà non gli riuscì né l’una, né l’altra cosa. Il Papa fu gravemente ferito ma sopravvisse e lo perdonò; lui non si uccise un istante dopo, anzi, fuggì e fu arrestato e passò vari anni in prigione, dove il Papa il 27 dicembre del 1983 lo visitò, lo perdonò e s’intrattenne a colloquio con lui. Ora sappiamo anche quello che si dissero, lui e il Papa. Alì disse al Papa: Santità, io conosco il terzo segreto di Fatima, me lo hanno rivelato in Iran”. La tesi di Alì Agca è che gl’iraniani conoscevano il terzo segreto di Fatima, quello che lo stesso Wojtyla avrebbe rivelato al mondo solo il 13 maggio del 2000, cioè vent’anni dopo, in Portogallo, davanti al Santuario di Fatima. Siccome nel “segreto” si alludeva al “vescovo vestito di bianco” che cade ucciso da “colpi di arma da fuoco e da frecce”, l’ayatollah Khomeini pensava che morto il Papa anche il Vaticano sarebbe caduto, favorendo il trionfo dell’Islam nel mondo. Secondo il racconto di Alì, lui rivelò questa notizia anche al Papa, il quale, però, gli aveva dato la sua parola che non avrebbe detto nulla a nessuno. Se è vero quello che racconta Alì, il Papa ha mantenuto la sua parola.
Resta da vedere se Alì Agca, dopo tante bugie riversate a piene mani a cadenza regolare, abbia detto questa volta la verità, cosa di cui sono in molti a dubitare. Il Papa è morto, Khomeini pure, non resta che lui, il custode di una verità che, anche se fosse vera, non sarebbe comunque creduta da nessuno, dopo tutte le menzogne, le contraddizioni e i deliri di onnipotenza di cui si è reso protagonista.
Secondo Vittorio Messori, la tesi di Alì Agca è “credibile”. Fatima è un luogo caro ai musulmani, perché Fatima si chiamava la figlia di Maometto, dunque lì non sarebbe apparsa la Madonna ma Fatima, che avrebbe preannunciato la strage di vescovi e Papa e quindi la fine del cristianesimo e la diffusione dell’Islam nel mondo.