Grandi sfide per il nuovo imperatore nipponico Naruhito e per la moglie Masako
Con due dimesse cerimonie il primo maggio nel Palazzo imperiale di Tokyo, debutto di un complesso sistema di rituali che si concluderà a metà novembre, il 59enne Naruhito è diventato Imperatore succedendo al padre Akihito, primo Tenno ad abdicare in 202 anni. Il nuovo simbolo del popolo giapponese si trova a dover affrontare la sfida del cambiamento della veneranda istituzione che rappresenta – secondo il mito la dinastia è iniziata nel 660 avanti Cristo – per adattarla alle trasformazioni del mondo.
Contestualmente all’inizio delle funzioni del nuovo imperatore, è anche iniziata la nuova era caratterizzata dal “gengo”, nome d’era appunto, Reiwa (“bella armonia”). Succede all’era Heisei (“Pace ovunque”).
Naruhito ha dapprima preso in consegna i sigilli imperiali e due delle regalie simbolo della sovranità giapponese – la spada che uccise il drago e il gioiello ricurvo “magatama” – in una cerimonia denominata “Kenji to shokei no gi”, che si è tenuta presso la Sala del Pino del Palazzo, la stessa in cui il giorno prima Akihito aveva abdicato lasciando in consegna le regalìe e i sigilli.
Di seguito si è tenuta la “Sokui go choken no gi”, la prima udienza, nella quale Naruhito ha letto il suo breve primo discorso. In questo caso hanno potuto assistere anche le donne ed era presente l’imperatrice Masako, 55 anni. “Accedo al Trono in rispetto della Costituzione giapponese e della Legge sulla Casa imperiale” ha dichiarato Naruhito, dicendosi “lieto con tutto il cuore” del compito assegnatogli, garantendo che assolverà “al ruolo di simbolo del popolo”, che la Costituzione affida al Tenno.
Il primo ministro Shinzo Abe, parlando prima dell’imperatore, ha espresso a nome suo e del governo l’impegno a costruire una “splendida era Reiwa”.
Naruhito è il primo imperatore dell’epoca moderna che non ha conosciuto la guerra. È anche il primo imperatore del Giappone ad aver trascorso periodi di studio all’estero e ha chiaramente dichiarato in passato di voler lavorare a un ammodernamento dell’istituzione imperiale in modo che sia adatta ai tempi. Cosa questo voglia dire è tutto da capire.
Gli osservatori ritengono che Naruhito si manterrà nel solco del padre, Akihito che, con uno stile molto rigoroso, è comunque stato un innovatore. La stessa decisione di abdicare, annunciando ad agosto 2016 direttamente al popolo una scelta che non veniva fatta da 202 anni, è stata vista come un passo verso una normalizzazione dell’istituto imperiale. Non esisteva, infatti, neanche un percorso normativo per consentire la rinuncia al trono, che è stato costruito ad hoc dal governo conservatore di Shinzo Abe nel 2017.
Naruhito si troverà a simboleggiare un popolo che sta vivendo una difficile prospettiva economica. Il Giappone ha perso nell’era Heisei il suo ruolo di seconda economia del mondo a vantaggio della Cina, una potenza sempre più assertiva nella regione a fronte del tradizionale alleato di Tokyo, gli Stati Uniti, oggi meno interessati a mantenere il tradizionale grip sulla regione.
La popolazione giapponese invecchia, il paese è quello a minore crescita demografica al mondo e, se non vuole subire gli effetti di una sempre più pesante carenza di manodopera, deve pensare di aprire le porte all’immigrazione. Recentemente il governo Abe ha approvato una norma che dovrebbe portare in Sol levante circa 345mila lavoratori immigrati.
L’ipotesi di aprire le porte all’immigrazione e quindi anche una maggiore presenza di cittadini giapponesi con origine diversa, per un’istituzione come quella imperiale che ha nella sua sequenza di sangue un forte elemento di legittimazione, rappresenta una sfida importante. Naruhito si trova inoltre nella difficoltà di dover uscire dal cono d’ombra del padre, Akihito, che ha regnato un trentennio, è riuscito a convogliare su di sé, grazie alla sua attività umanitaria a favore delle popolazioni colpite da disastri e malattie, un grande consenso tra i giapponesi.
Askanews
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