Minivocabolario di Paolo Tebaldi
La PAGINA, settimanale che di tanto in tanto ospita questa mia rubrichetta, per me occasione di ricerche storiche, linguistiche e antropologiche e di esercizio della scrittura, con cui rivolgo uno sguardo sulla realtà in cui viviamo a volte venato di disincato a volte di lieve ironia, è giunta al suo 25esimo anno di vita.
Un quarto di secolo attraversato da avvicendamenti redazionali, trasformazioni grafiche, apporti esterni di giornalisti e colllaboratori, all’insegna di un onesto lavoro d’informazione e di narrazione di fatti che riguardano le vicende politiche, sociali ed economiche del nostro Paese, della Svizzera e del mondo. Un quarto di secolo speso bene almeno dal punto di vista del mercato della stampa, visto che La Pagina è il giornale degli italiani più diffuso nella Confederazione. Un aspetto significativo di questo periodico è che esso è realizzato principalmente da donne: leggete l’Impressum: Direttore editoriale: Manuela Salamone, Caporedattrice: Eveline Bentivegna, PR & Marketing: Sarah Salamone, Segreteria: Mariarosaria Monteleone, Amministrazione: Maria-Salamone-Huber, Art Director: Debora Laino. Un giornale al femminile, non gestito e realizzato dalle „quote rosa“, ma concepito per un pubblico più vasto di uomini e donne, giovani e anziani, lettori intenzionati ad essere informati correttamente.
La Pagina, dunque, appartiene a buon diritto alla grande famiglia del giornalismo. Sul significato, la genesi e lo sviluppo di questo importante settore delle comunicazioni, riportiamo la descrizione dell’autorevole Eniclopedia Treccani: «Insieme delle attività e delle tecniche relative alla compilazione, redazione, pubblicazione e diffusione di notizie tramite giornali quotidiani o periodici. Il giornalismo moderno si è sviluppato a partire dai primi decenni dell’Ottocento con la rivoluzione della penny press (giornali al costo di un penny) avvenuta negli USA. La più larga diffusione dei giornali produsse nel tempo due effetti significativi: la formazione del concetto di notizia e la nascita della professione di giornalista. All’epoca della penny press si delinearono le norme che dovevano costituire la base della comunicazione giornalistica. Tra queste la più importante è che l’interesse di un articolo deve essere espresso con precisione e chiarezza sin dalle prime dieci righe, seguendo uno schema di riferimento costituito da 5 quesiti (le «5 W»): Who? (Chi?), Where? (dove?), When? (Quando?), What? (Cosa?), Why? (Perché?). Verso la fine dell’Ottocento la diversificazione delle notizie contribuì alla nascita di generi giornalistici molto diversi tra loro, come la stampa politica, legata o meno ai singoli partiti, quella sportiva, le riviste femminili, i giornali per ragazzi e altri giornali specializzati, che ebbero poi ampio sviluppo nel Novecento».
Oggi si dice che in un futuro non molto lontano nelle edicole scompariranno i giornali, soppiantati dal Web, da Internet, dagli smartphone, dai Tablet, dai blog, dai cellulari multimediali e plurifunzionali. A parte il fatto che da tempo i maggiori quotidiani escono anche on line, credo che non si perderà il gusto in tanti lettori dell’approfondimento di un avvenimento, che soltanto la carta scritta può garantire, perchè si puo leggere un editoriale, un servizio più volte mentre le immagini, i commenti televisivi sul display scorrono via velocemente e le lettere E-mail e gli SMS sono tradizionalmente stringati e inespressivi.
Riprendendo il discorso de La Pagina, un’ultima considerazione: essa rappresenta un esempio di continuità, di fiducia e di amore nella parola scritta e diffusa, analogo a pochi altri presenti in Europa, che non può essere lasciato soltanto al coraggio e alla volontà di un gruppo di intellettuali riuniti in associazione. L’aspetto economico è importante e soltanto la concessione di congrui contributi in denaro da parte dello Stato permetterebbe una più efficace veicolazione di questi prodotti, strumenti di affermazione della lingua, della cultura, delle tradizioni letterarie ed artistiche made in Italy. C’è da augurarsi che il Ministero degli Affari Eseri, il governo di Matteo Renzi non siano insensibili ad una esigenza che parte dal cuore della collettività italiana residente all’estero.