La Fao organizza una giornata a tema ogni anno dal 2003 per sensibilizzare e sostenere le terre alte
Gli ecosistemi montani sono un patrimonio che appartiene all’intera comunità globale: la giornata mondiale della montagna che si terrà il prossimo 11 dicembre sarà una motivazione per ricordare il grande ruolo che le vette svolgono. In percentuale, le montagne, coprono il 27% della superficie terrestre (in Italia quasi la metà del territorio tra Alpi ed Appennini, la Svizzera invece vanta ben 74 cime oltre i 4000 metri di altitudine) ed esercitano un ruolo fondamentale per la crescita dell’economia sostenibile.
Per questo motivo l’Assemblea delle Nazioni Unite ha indicato questa data che dall’anno 2003 focalizza le varie problematiche di sostenibilità e sviluppo nelle aree montane sia che riguardino la flora e la fauna sia che riguardino le popolazioni (quasi un miliardo) di valli e pendici ad alta quota. L’obiettivo è quello di far aumentare la consapevolezza dell’importanza delle montagne per migliorare la salute del pianeta.
Ogni anno la FAO affronta tematiche differenti; nel 2017 l’edizione era dedicata alle “Montagne sotto pressione: clima, fame e migrazione” quest’anno il tema sarà, in linguaggio virtuale, “#mountainsmatter”. In sostanza, la montagna conta e deve contare soprattutto sul tavolo degli argomenti che ogni anno vengono discussi dai maggiori esponenti dei governi mondiali. Le terre alte riforniscono di acqua, energia e cibo a livello planetario tutti i territori a valle e tutelarle diventa un fattore sempre più pressante. Infatti le statistiche dimostrano che il 60/80% di acqua dolce proviene proprio dalle vette e una percentuale di questa è utilizzata per l’irrigazione delle coltivazioni nelle pianure ma anche, immessa nelle centrali idriche, è una fonte primaria di energia. Di conseguenza è un problema oggettivo la diminuzione del rifornimento di acqua o dello sciogliersi dei ghiacciai causa del riscaldamento globale.
Per quanto riguarda invece la biosfera, una parte importantissima di fauna e flora continua a vivere o, spesso, a sopravvivere, nei climi montani che, grazie a volte a una naturale inaccessibilità, mantengono inalterato il loro patrimonio genetico.
Ma cosa possiamo fare noi per sostenere le montagne? Non possiamo avere potere decisionale nelle grandi scelte che hanno un impatto distruttivo (come la costruzione di nuove arterie stradali e ferroviarie oppure nell’evitare l’estinzione dei gorilla di montagna) ma, nel nostro piccolo, possiamo rispettare le biosfere durante i soggiorni turistici stando attenti a non danneggiare piante e fiori e non disturbare gli animali; ma anche a non avventurarsi in inverno in piste non battute rischiando di creare smottamenti e vittime. Il turismo in queste zone riguarda il 15/20 % del turismo globale, essere consapevoli della delicatezza dell’ecosistema che stiamo visitando è basilare.
All’inizio del novecento, John Muir (scrittore, naturalista ed attivista statunitense precursore della difesa di aeree selvagge come il parco dello Yosemite in California) quando ancora le montagne non erano meta di cittadini stressati, incitava le persone a godere del loro potere lenitivo e consolatorio. Significativi furono i suoi appelli per la salvaguardia dei territori delle Rocky Mountains: “Salite sulle montagne e ascoltate la loro voce. La pace della natura vi avvolgerà come la luce del sole gli alberi. Il vento vi infonderà freschezza e le tempeste forza, e le preoccupazioni voleranno via come foglie d’autunno”.