‘Combatti l’inquinamento da plastica. Se non puoi riusarlo, rifiutalo’: questo lo slogan di quest’anno
Puntare al riutilizzo per combattere l’inquinamento e frenare l’invasione della plastica: è stato questo il monito delle Nazioni Unite in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (istituita dall’Onu e celebratasi lo scorso 5 giugno) dedicata quest’anno alla lotta alla plastica in mare che rappresenta una delle maggiori emergenze ambientali.
Negli oceani vengono infatti riversati, secondo le ultime statistiche, 8 milioni di rifiuti plastici, per un totale di circa 150 milioni di tonnellate: si stima che, continuando di questo passo, nel 2050 la plastica nelle acque salate peserà più di tutti gli animali marini messi assieme.
Ad inquinare maggiormente sono soprattutto i paesi emergenti di Asia, Africa ed America latina, tanto che le celebrazioni di quest’anno si sono concentrate maggiormente in India, uno dei paesi che inquinano di più, con l’intento di stimolare proposte alternative alla plastica monouso attraverso lo sviluppo di nuovi materiali. Scendendo nel dettaglio, Legambiente stima che nel Mediterraneo ci sono 58 rifiuti per ogni km quadrato, per il 96% di plastica. In Italia ogni 100 metri di spiaggia si trovano in media 620 rifiuti, per l’80% di plastica.
Secondo una ricerca internazionale svolta in collaborazione con il centro studi del Ministero dell’Ambiente, i cui risultati sono stati diffusi proprio alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente, metà delle tartarughe del Mediterraneo hanno ingerito plastica: nell’arco temporale di un anno dalle analisi eseguite su 611 tartarughe (187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge), è emerso che il 53% degli esemplari presentava plastica ingerita.
Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell’apparato digerente, mentre tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi. L’analisi, oltre alle percentuali di plastica presente nei mari, ha anche rilevato l’elevata ‘mobilità’ dei rifiuti plastici che si spostano da un mare all’altro anche su grandi distanze grazie alle correnti marine: basti pensare che nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia, a parte il resto è stato rinvenuto anche l’involucro di uno snack francese.
Di inizio mese è poi la notizia della morte di una balena pilota che aveva ingoiato 80 buste di plastica, per un peso complessivo di circa 8 chilogrammi.
La massa di plastica ingoiata era talmente grande che ha impedito al cetaceo di nutrirsi: allo stremo delle forze, l’animale ha continuato a nuotare verso la costa, infilandosi in un canale della città di Singora, sulle coste meridionali della Thailandia.
A nulla sono valsi i tentativi dei veterinari per liberale lo stomaco. A tal proposito è intervenuto anche il neo ministro dell’ambiente Sergio Costa, che in un post sulla sua pagina Facebook ha scritto: “L’altro giorno ho letto questa notizia: 80 chili di plastica trovati in una balena in fin di vita. Terrificante. Stiamo facendo questo al nostro Pianeta. Bisogna partire da qui, e cambiare radicalmente il paradigma economico che regola le nostre scelte individuali e le nostre politiche. Oggi, nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, combattere la plastica è una sfida globale che ci riguarda tutti, uno ad uno. Iniziamo il nostro percorso al Ministero dell’Ambiente studiando una strategia economica e culturale per iniziare, a monte, a ridurre la produzione di plastica e imballaggi inutili.
Ci stiamo rimboccando le maniche per questo”. Il mondo si sta mobilitando per darsi da fare per rinunciare all’usa e getta che rappresenta l’84% dei rifiuti sparsi tra mare e litorali, contro il 16% della plastica riciclabile.
In questo contesto è condivisibile la proposta del ministro Costa sull’utilizzo della leva fiscale per diminuire il costo dei prodotti ‘senza plastica’ con l’obiettivo di rendere più conveniente comprare prodotti sostenibili.
Un direzione coerente, a parere della Coldiretti, con le misure ambiziose presentate dalla Commissione europea, nel quadro della strategia Ue per ridurre i rifiuti plastici, che prevedono che entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzione-deposito, insieme al divieto di vendita di stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini in plastica.
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