
La manifestazione di Budapest che proclama Orban “re dei Pride in Europa”
Forse possiamo vantarci del fatto che a Zurigo abbiamo i migliori Pride d’Europa. Pensate che per ricordare il primo Pride di Zurigo dobbiamo addirittura risalire al 1994, da allora la comunità comunità LGBTQ+ Svizzera ne ha fatta di strada, senza trovare neanche grandi ostacoli, anzi approvazione e collaborazione, fino a diventare quello che quest’anno si è celebrato nei giorni del 20 e 21 giugno, il Zürich Pride Festival che riunisce un numero sempre più alto di partecipanti che non per forza si identificano in una categoria, ma sono semplicemente i sostenitori dei diritti per tutti, dell’uguaglianza e del libero amore.
Purtroppo non possiamo dire che sia così ovunque, soprattutto dopo aver visto quello che è accaduto in Ungheria, dove l’evento, atteso il 28 giugno, è esploso nonostante il divieto minaccioso da parte del governo di Viktor Orban!
Nella capitale ungherese di sono riversati circa 200 mila partecipanti (secondo i dati del comune), un fiume di persone che letteralmente ha invaso Budapest con la marcia del Pride e che hanno deciso così di non soccombere alle minacce del Primo Ministro ungherese.
“Consiglio a tutti di decidere bene cosa fare, attenetevi alla legge, e se nn lo fate ne dovrete affrontare le conseguenze legali, scritte e chiare”.
Di quali conseguenze legali parla il Premier ungherese? Sicuramente fa riferimento alle ultime norme introdotte questa primavera in cui il governo ungherese colpisce direttamente il Budapest Pride e in generale tutti gli eventi pubblici legati appunto alla omosessualità e alla transizione di genere, eventi non più permessi perché considerati una violazione della legge sulla protezione dei minori. Chi organizza o partecipa ad eventi di questo genere rischia una multa di circa 500 €. Inoltre le autorità ungheresi potranno anche utilizzare strumenti di riconoscimento facciale per identificare tutte le persone che andranno al Pride, una vera e propria repressione della libertà d’espressione.
Il primo ad andare contro le minacce di Orban è stato proprio il sindaco della capitale ungherese Gergely Karácsony, che ha apertamente sfidato le autorità, i divieti della polizia e le minacce di arresto, e ha affermato da subito che il Pride ungherese sarà organizzato proprio dal comune, perché la libertà, l’amore e il Budapest Pride non si possono vietare.
Ma Orban non ha dovuto solo scontrarsi internamente con il sindaco della capitale, politicamente parlando il suo divieto è una chiara provocazione all’Unione Europea, dove invece i Pride trovano consenso e dove “manifestare per i propri diritti è una libertà fondamentale, avete il diritto di amare chi volete ed essere esattamente chi siete, la nostra unione è per l’uguaglianza e non per la discriminazione. Questi sono dei valori fondamentali sanciti dai nostri trattati e devono essere rispettati sempre e in tutti gli Stati membri”, ha affermato la presidente della commissione Ursula von der Leyen, che ha anche esortato a Orban di ripensarci. A questo punto il Premier ungherese ha accusato l’Unione europea di aver incaricato i politici dell’opposizione di organizzare l’evento, che si è trasformato in una sorta di protesta antigovernativa: “Bruxelles ha emesso un ordine affinché il Pride si tenesse a Budapest. I loro politici fantoccio hanno eseguito l’ordine. Questa è la prova di come sarebbero le nostre vite se il Paese non fosse guidato da un governo nazionale che protegga la nostra sovranità”.
Orban è passato pure alle minacce chiedendo alla “commissione di astenersi dall’interferire con le questioni degli Stati membri relativi alle loro forze dell’ordine su cui non ha alcun ruolo, e lancio anche un appello alla commissione affinché concentri gli sforzi sulle sfide urgenti che deve affrontare l’Unione Europea”. Inoltre, tanto per far capire di fare sul serio, ha inviato un messaggio a tutte le cancellerie europee per ricordare, nel caso i loro cittadini fossero in partenza per Budapest, che il Pride del 29 giugno è una manifestazione illegale per cui chi partecipa rischia di essere multato o anche arrestato.
Le minacce hanno sortito il risultato contrario e hanno promosso Orban “il re del Pride in Europa – come lo ha definito Péter Magyar, leader del partito d’opposizione Tisza – Nessuno è mai riuscito a mobilitare così tante persone contro di sé con tanto odio e incitamento”.
Si vede che la paura non fa più 90, in questi casi fa addirittura 200 mila!
Redazione La Pagina