“La legge dovrebbe tutelarci, invece ci ammazza”. Questo dice uno striscione sorretto da alcuni ragazzi durante la manifestazione in ricordo di Davide Bifolco, il ragazzo 17enne ucciso da un carabiniere che, secondo la ricostruzione degli stessi militari, avrebbe sparato in maniera accidentale un colpo con la pistola di ordinanza. Davide, a bordo di uno scooter insieme ad altri due ragazzi, non si era fermato all’alt dei carabinieri e si era dato alla fuga. Segue un inseguimento finito in tragedia. Muore in questo modo un povero ragazzo adolescente, che per bravata o chissà perché, non si è fermato al comando delle forze dell’ordine. Erano in tre sul mezzo e “fuggiva perché guidava uno scooter non suo, non aveva il patentino e il mezzo era privo di assicurazione”, come racconta il fratello. Una bravata fatta come probabilmente l’avrebbero fatta in tanti, con la differenza che Davide si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma Napoli non ci sta e fa sentire tutta la sua rabbia per questa vita spezzata.
Si riversa sulle strade, danneggia macchine dei carabinieri, organizza manifestazioni. Tutta l’opinione pubblica deve vedere il male che è stato fatto a Davide, proprio da chi lo avrebbe dovuto tutelare. Sono giovani e arrabbiati gli amici di Davide, i coetanei di Davide, chi come lui vive, o almeno dovrebbe vivere, la spensieratezza di quell’età. Sicuramente tra i giovani che hanno manifestato avrebbero partecipato anche tutti i giovani che per sbaglio sono stati colpiti dalla mano omicida della camorra, e non sono di certo pochi. Facendo una semplice ricerca su internet, alla voce “vittime della camorra”, vittime innocenti, si intende, esce una lunga lista di nomi. E quanta pena nel leggere di bimbi innocenti di due anni, di giovani come Davide, di 16 anni, 17 anni, alcuni di 20. Tutte vittime innocenti, tutte nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma chi ha manifestato per loro? Napoli non ha mai fatto tanto rumore per nessuno di loro. Eppure anche loro hanno sofferto, anche loro avrebbero avuto una vita davanti. “Perché nessuno è sceso in piazza a danneggiare le macchine dei camorristi che ammazzano napoletani innocenti?” ha chiesto don Aniello Manganiello, prete di frontiera, che si scaglia contro la città. “Probabilmente – continua don Aniello – non ci sono cittadini che collaborano per individuare i sicari di omicidi mirati”. Invece adesso, per il caso di Davide, Napoli la giustizia la vuole e la pretende, ma da chi? Prima di chiedere risposte dagli altri, dalle forze dell’ordine, dallo stato, Napoli si ponga una sola domanda: Giustizia sì, ma da chi?