Severo monito di Napolitano ai partiti sul dopo Monti
La settimana scorsa è tornato prepotentemente d’attualità il dubbio che con l’inizio della nuova legislatura, nel 2013, chiusa la parentesi Monti, almeno secondo le sue stesse dichiarazioni, il governo politico che verrà voglia allentare la presa sul rigore dei conti e riportare la situazione nella fase di debolezza e di conseguenza preda della speculazione internazionale. E’ un dubbio che è stato già avanzato mesi fa e che ritorna con l’avvicinarsi del mese di aprile dell’anno prossimo, data entro cui ci saranno nuove elezioni e quindi un nuovo governo. Non ha importanza che sia di centrodestra o di centrosinistra. Qualunque sia il colore del nuovo Esecutivo, chiunque sia il premier – Berlusconi, Bersani, Renzi o un altro che non sia Monti o un nuovo Monti – l’Europa si chiederà – ma in realtà se l’è già chiesto varie volte, anche ufficialmente – cosa succederà in Italia e all’Italia.
La domanda se l’è posta ad alta voce all’annuale appuntamento del Workshop Ambrosetti di Cernobbio lo stesso presidente della Repubblica, sotto forma, ovviamente, non di dubbio o di interrogativo, ma di riflessione sulla situazione e di auspicio per il futuro. E’ inutile girarci intorno: il tema si pone e bisogna cominciare a dare delle risposte fin da ora. Qual è la tesi di Napolitano? Eccola: “Non facciamoci illusioni sulla sufficienza dei risultati ottenuti: molto resta da fare. Non ci sfuggono la persistente gravità del peso del debito pubblico, la complessità dei nodi ancora da sciogliere per una ripresa dell’economia, l’acutezza delle tensioni sociali e politiche da affrontare”. In sostanza, Napolitano dice che Monti ha fatto parecchio per il rigore dei conti, per tagliare la spesa, per eliminare gli sprechi, per la lotta contro l’evasione, per la crescita, e ancora resta da fare (legge elettorale, intercettazioni, lotta alla corruzione), ma se poi dopo Monti i partiti affronteranno la situazione secondo la vecchia mentalità – quella della spesa, degli sprechi, insomma della gestione allegra delle risorse pubbliche – allora si tornerà indietro e saranno guai seri, perché verranno vanificati gli sforzi finora fatti e risalire la china sarà poi automaticamente impossibile.
Non è un’analisi pessimistica, è purtroppo la realtà. Già i partiti che compongono la maggioranza cosiddetta strana non riescono a mettersi d’accordo sulla legge elettorale, perché ognuno sospetta che l’altro (e non è solo un sospetto) voglia fare una legge su misura (ma si potrebbero citare anche le altre riforme che si sono arenate nelle commissioni di Palazzo Montecitorio e di Palazzo Madama), se poi chi vincerà verrà ostacolato con polemiche e attacchi pretestuosi, creando un clima di confusione e di odio, beh, allora vorrà dire che la classe politica non ha capito nulla del livello della crisi e dei compiti che ogni Paese membro dell’Ue ha di fronte. Qualche esempio? Se vincerà il centrodestra l’Imu, la tassa sulla casa, verrà abolita, almeno sulla prima casa, secondo le dichiarazioni dei leader del partito. Se vincerà il centrosinistra, sarà modificata la riforma sulle pensioni e probabilmente anche quella sul lavoro, secondo intenzioni già ufficialmente messe nero su bianco. A ciò si aggiungano due amare ipotesi. La prima è che vari impegni del governo Monti, non ancora tradotti in leggi, possano essere accantonati. La seconda è che i due schieramenti sono attraversati da polemiche e contrasti al loro interno. Nel centrodestra non c’è coesione tra i vari raggruppamenti, nel centrosinistra è la stessa cosa. Si consideri ad esempio l’alleanza tra Casini e Bersani, non voluta da Vendola che comunque è un piede dell’alleanza e che comunque è in disaccordo programmaticamente sia con Bersani che con Casini. Si consideri anche la lotta per la premiership tra Renzi e Bersani. Prima sono state approvate le primarie, poi, appena Renzi ha annunciato la sua candidatura, è stato bersagliato da accuse di incapacità, di passaggio al nemico, e via di questo genere. Se volano simili insulti all’interno dello stesso partito, figuriamoci se a vincere sarà nuovamente Berlusconi!
Insomma, mentre Napolitano e Monti invocano un cambio radicale di mentalità e di comportamento per collocare stabilmente l’Italia in Europa, i partiti continuano a polemizzare e a mettersi i bastoni fra le ruote come hanno sempre fatto.
Ed ecco, dunque, l’auspicio del presidente della Repubblica: “Si può discutere su come mantenerli (gl’impegni concordati in sede Ue, ndr) ma non disconoscerli”. Va da sé che se il presidente della Repubblica ha posto in modo così esplicito e perentorio il problema del dopo Monti, vuol dire che sta facendo di tutto per sollecitare le forze politiche a cambiare e a marciare uniti verso gli obiettivi comuni, ma vuol dire anche che ha motivi di ritenere che i partiti non ci sentiranno da quest’orecchio ed allora il presidente mette per iscritto che l’aveva detto più volte e con moniti inequivocabilmente drammatici e che la colpa sarà esclusivamente loro.