Delitto di Piero Antonelli e di Alba Chiodi, gli insegnanti in pensione trovati morti sul pavimento della loro abitazione di Gavardo (Brescia)
Marco Antonelli, il figlio ventisettenne dei coniugi trovati morti nella loro abitazione, a Gavardo (Brescia) non dice una parola ai magistrati inquirenti che l’hanno arrestato, ritenendolo l’assassino dei suoi genitori. I fatti sono ormai noti. Alle ore 13 di giovedì della settimana scorsa, il ragazzo risponde al citofono, chiamato da un operaio del Comune – questa è stata la sua versione dei fatti – che gli ha detto che aveva un appuntamento con suo padre, Piero Antonelli, a cui doveva portare delle bottiglie di vino. Il figlio gli ha risposto che doveva suonare al piano di sotto, dove vivevano i suoi.
A quel punto è sceso ad avvertirli ma li ha trovati morti tutti e due. A quel punto ha subito uno shock ed è stato trasportato all’ospedale. La scena del duplice delitto era agghiacciante. I due coniugi erano pieni di sangue, riversi sul pavimento e con un sacchetto di plastica sulla testa. Se non sono morti di botte, sono stati soffocati. Piero Antonelli, 65 anni, insegnante in pensione, e Alba Chiodi, 62, anche lei insegnante in pensione, secondo gl’inquirenti, sono stati ammazzati in un raptus di follia dal figlio e quella del ritrovamento casuale semplicemente una messa in scena a cui i carabinieri e i magistrati hanno creduto solo per pochi minuti. Poi, quando hanno esaminato la scena, hanno sentito il parere del medico legale e ascoltato la versione del giovane, hanno capito che ad ammazzare i genitori sarebbe stato lui (il condizionale è d’obbligo).
Su che cosa si basano gl’inquirenti? Innanzitutto sul fatto che le due vittime sono stati malmenati a sangue a mani nude, che avevano varie ossa rotte e che anche sulle mani e sui polsi del figlio c’erano abrasioni. In secondo luogo che la passione del figlio era l’arte marziale Thai boxe, compatibile con il pestaggio delle vittime. In terzo luogo, e di conseguenza, i sacchetti di plastica sui volti dei genitori sarebbero solo una messa in scena, a morte già avvenuta o ancora non avvenuta. In questo secondo caso, i sacchetti avrebbero provocato la morte di Piero e di Alba comunque malmenati a morte. Secondo la ricostruzione dei carabinieri e dei magistrati, tratta da testimonianze e fatti in parte accertati e in parte da accertare, Marco Antonelli era uno studente universitario che però non aveva mai fatto un esame, mentre probabilmente ai genitori aveva mentito. Era un tipo chiuso e aggressivo, due aspetti caratteriali testimoniati da persone che lo conoscevano e che hanno parlato di vari scontri – non solo verbali ma anche fisici – tra figlio e padre, che probabilmente gli rimproverava la sua pigrizia e le sue bugie. Alle forze dell’ordine, poi, non è stato difficile risalire al fermo del giovane la sera prima del delitto, quando era stato portato in caserma perché nel pomeriggio era stato visto acquistare droga.
Il fermo si era protratto fino alle 23.30, quando il giovane era stato rilasciato. I militari suppongono che Marco, rientrato a casa, sia stato rimproverato dai genitori. E’ possibile che siano volate parole grosse, che in un impeto di follia il figlio abbia aggredito il padre e poi la madre e li abbia tramortiti di botte, se non proprio ammazzati, e poi abbia inscenato l’incappucciamento con due buste di plastica, abbia poi cercato di cancellare le tracce e sia andato tranquillamente a letto, sempre che sia vero che al momento del suono del citofono lui ancora dormiva. Infatti, che lui abbia detto agli inquirenti che non aveva sentito nessun rumore a causa del sonno, è un altro elemento che non li ha convinti, come non li ha convinti il fatto che a parte i due riversi sul pavimento tutto era in ordine, non sono state rilevati segni di furto o di scasso. E’ probabile che nei prossimi giorni ci siano novità, cioè dopo gli accertamenti scientifici subito ordinati dai magistrati. Se il ragazzo non ha commesso il fatto, avrà subito non solo la sofferenza per i genitori uccisi, ma anche la beffa dell’accusa di essere lui il mostro.
Se dovesse emergere con certezza che è stato lui, non sarebbe il primo ad aver ammazzare i genitori. Tra i casi più noti c’è Piero Maso, che, dopo averli uccisi, andò a passare la notte in discoteca. Rientrato in casa all’alba, ai carabinieri disse che li aveva trovati morti. Ci sono Erika e Omar, i due fidanzatini di Novi Ligure che uccisero la madre e il fratellino di lei e poi accusarono un gruppo di zingari. C’è Aral Gabriele, che uccise i suoi genitori, anch’essi insegnanti in pensione, li avvolse con il cellophane e solo dopo un paio di giorni diede l’allarme ai carabinieri, dicendo che non si era accorto di nulla perché viveva al piano di sopra, esattamente come Marco Antonelli. Si dice che per i genitori sia un enorme dramma vedere i propri figli morire e deve essere tremendamente vero, ma forse è un dramma altrettanto doloroso vedersi ammazzare dai propri figli, i quali, comunque, al di là della punizione del tribunale, sono destinati a vivere perseguitati da quegli occhi e da quei volti che hanno dato loro la vita e che al memento della morte erano pieni di dolore e d’implorazioni.