La ventennale guerra in Somalia ha prodotto nuovi poveri aggiunti a quelli che già c’erano, ma ha creato anche nuovi ricchi. I poveri sono stati creati dalla guerra, i ricchi sono quelli che da tempo fanno la guerra e approfittano degli aiuti inviati dal Programma alimentare mondiale (Pam), agenzia dell’Onu con sede a Roma, che in parte arrivano ai bisognosi, ma in parte finiscono nelle tasche di uomini senza scrupoli, di funzionari locali dell’Onu e di bande armate.
La denuncia non è campata in aria, ma viene da un rapporto dell’Onu che è stato presentato al Consiglio di Sicurezza. Il rapporto circola da alcuni giorni, tanto che il New York Times ne ha anticipato ampi stralci che descrivono una situazione paradossale.
È la flotta navale europea che scorta i mercantili che vanno in Somalia e che sono preda dei pirati, motivo per cui c’è necessità di protezione. Però, una volta arrivati in Somalia, inizia la spartizione della torta. Il 30% degli aiuti viene diviso tra i partner del posto e il personale locale dell’Onu, il 10% finisce nelle mani dei trasportatori, un 5-10% va ai gruppi armati che controllano il territorio. Solo il 50% arriva a destinazione, cioè ai circa due milioni e mezzo di poveri che, senza quegli aiuti, finirebbero per morire di fame o di malattia.
In cifre si tratta di aiuti complessivi di 485 milioni di dollari per due milioni e mezzo di persone, di cui appunto la metà a chi non dovrebbero andare. Gli aiuti, all’arrivo, vengono consegnati ai contractors, cioè ad appaltatori formati da uomini e dalle loro famiglie che da 12 anni si dividono il carico totale che poi, prima di arrivare a giusta destinazione, come detto, prende varie strade.
La cosa non è nuova, né recente, è sempre stato così. Qualche anno fa, fece scalpore la notizia secondo cui il bilancio della Fao, circa mille e duecento milioni di dollari, solo per un terzo giungeva alla gente, i restanti due terzi (o poco meno) era speso per gli stipendi del personale che, trattandosi di un organismo internazionale, godeva dell’extraterritorialità. In pratica, un funzionario inglese della Fao percepisce lo stipendio in patria e il cosiddetto assegno di sede a Roma, pari a 3-4 mila euro. Lo stesso trattamento lo gode un funzionario italiano, anche se risiede a Roma. Ecco perché si dice che i veri beneficiari degli aiuti ai poveri sono i funzionari dell’ente internazionale.
Dunque, ritornando agli aiuti del Pam, se la metà arriva ai poveri, tutto sommato è un fatto positivo. Certo, disturba sapere che la metà non va nella direzione giusta, ma è consolante che almeno della metà i beneficiari siano quelli più bisognosi.
Fino a quando i Paesi ricchi non avranno imparato che il risultato migliore è quello di creare sul posto scuole, strutture e infrastrutture e di preparare personale locale, non si può sfuggire a questi prezzi aggiuntivi. Si potrebbe solo ridurli ulteriormente a favore dei veri poveri, ma questo è il compito che toccherà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu stessa dopo la discussione del rapporto.