“Attualmente in Svizzera vivono circa 1,4 milioni di persone di 65 anni d’età o più. Costituiscono il 17,4% della popolazione permanente del nostro paese. Poco meno di 800’000 di loro sono donne, poco più di 600’000 uomini. L’aspettativa di vita alla nascita è in media di 84,7 anni per le donne e 80,3 anni per gli uomini. La Svizzera rientra così tra i paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo. Nel corso del 20° secolo queste cifre sono pressoché raddoppiate: nel 1900, l’aspettativa di vita media femminile era di 48,9 anni e quella maschile di 46,2 anni”, questo è quanto emerge da un rapporto pubblicato da Pro Senectute Svizzera, Giustizia e Pace, le Chiese Riformate della Svizzera.
In base a questi dati della Svizzera, come anche di altre nazioni in tutto il mondo, si parla di una “società dalla lunga vita” e significa che molte più persone raggiungono un’età avanzata e così l’aspettativa di vita aumenta. Questo fenomeno è storicamente nuovo e la Svizzera si trova di fronte a una doppia svolta demografica: se da un lato aumenta l’aspettativa di vita, dall’altro diminuisce il numero delle nascite. E qui vogliamo finirla con dati, statistiche e quanto altro, perché il problema principale sembra essere proprio questo: gli anziani nella nostra società vengono trascurati, sembrano quasi invisibili e spesso si associano a tematiche negative come costi per cure e sanità e tanto altro, anche se effettivamente le persone anziane sono spesso piene di vita, che amano viaggiare per esempio, e sono anche persone molto utili alla società, che fanno attività valide che vanno dal volontariato o anche il semplice badare ai propri nipotini. Sembra che la nostra società non possa apprezzare gli anziani, e proprio per questo Pro Senectute, le Chiese protestanti della Svizzera e Giustizia e Pace con la campagna nazionale “Tutto ha il suo momento” chiedono di non tabuizzare la grande anzianità, ma di darle il giusto valore. Le istituzioni che hanno preso l’iniziativa auspicano una discussione globale sulla anzianità avanzata e non soltanto il discorso sugli aspetti economici perché le persone molto anziane sono un elemento importante della nostra società.
Ci si chiede a questo punto perché c’è bisogno di una campagna di questo genere, siamo davvero così indaffarati con il nostro lavoro e il tempo libero che non riusciamo più ad apprezzare i nostri genitori, nonni, bisnonni etc.? Per queste persone che possiedono una vasta esperienza di vita che abbraccia temi storici, naturalistici o riguardanti la salute, fondamentali per la convivenza, e che hanno effetti ben oltre gli stretti ambiti della famiglia e delle generazioni. Limitando il discorso ai costi delle cure e alla riforma delle pensioni si ignora che la nostra società è la somma di tutte le generazioni e si mette in pericolo la solidarietà. Forse ci si dimentica troppo spesso che tutti noi un giorno saremo anziani e forse sarebbe giusto iniziare a mettersi nei loro panni per capire che il rispetto se lo meritano veramente tutto. (approfondimento a pag. …)