Il Consiglio federale ha ribadito i suoi obiettivi il 27 novembre nel mandato negoziale affidato al ministro dell’ambiente Moritz Leuenberger per la conferenza internazionale sul clima che si terrà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre.
Il governo aveva comunicato le sue intenzioni già in estate, nel corso del progetto di revisione della legge sulle emissioni CO2. La legge, che deve ancora essere approvata dal parlamento, fissa gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e le misure per raggiungerli a partire dal 2012.
In sostanza, la Svizzera intende seguire l’Unione europea fissandosi quale obiettivo una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, entro il 2020, del 20% rispetto al 1990.
Questo obiettivo – ha spiegato ai media Moritz Leuenberger – sarà confermato dalla Svizzera a Copenaghen, indipendentemente dalle promesse che verranno fatte da altri Stati. Se altri paesi industriali s’impegnano a raggiungere obiettivi paragonabili, e se i paesi in via di sviluppo frenano l’aumento delle loro emissioni, la Confederazione è pronta a salire al 30%. Berna darà il suo contributo in favore di un accordo globale, che impegni tanto i paesi industrializzati, quanto quelli in via di sviluppo.
Il ministro svizzero dell’ambiente, però, dubita che si arrivi a firmare un documento di questo tipo: «Non ci sarà un miracolo di Copenaghen», ha detto.
Indirettamente, Leuenberger attribuisce la responsabilità di questa situazione agli Stati Uniti. Dopo che, in settembre, il presidente statunitense Barack Obama ha rinunciato a presentare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite degli obiettivi concreti per il suo paese, le attese nei confronti del vertice di Copenaghen sono scese di molto.
Secondo Leuenberger, non ci si deve quindi aspettare delle decisioni vincolanti in tutti i settori. Resta però possibile che dei singoli gruppi di paesi trovino degli accordi. Su scala planetaria, queste misure genereranno spese per svariate centinaia di miliardi di dollari all’anno. Il consigliere federale Leuenberger è favorevole ad una tassa mondiale sulle emissioni di CO2, basata sul principio secondo cui chi inquina paga, e che escluda i paesi più poveri.
La sua proposta sarà esaminata a Copenaghen. È possibile che sia abbinata ad altre proposte di finanziamento. Oltre che dal ministro dell’ambiente Leuenberger, la Svizzera sarà rappresentata a Copenaghen dal direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente Bruno Oberle e da una delegazione di più di 20 persone, della quale fanno parte anche i rappresentanti di alcune organizzazioni ambientaliste.
Proprio queste ultime non hanno nascosto la loro delusione. «Il mandato è assolutamente insufficiente», scrive l’Alleanza per una politica climatica responsabile, che riunisce una quarantina di organizzazioni.Con la strategia del governo svizzero, non sarebbe possibile evitare che il riscaldamento climatico superi la soglia critica dei 2 gradi Celsius. L’Alleanza chiede una riduzione delle emissioni di CO2 del 40%.
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