Inceneritori e termovalorizzatori mettono a dura prova M5s e Lega, ma cosa sono? Intanto si attua un piano d’azione contro i roghi tossici della Terra dei Fuochi
Questi inceneritori si faranno o no? Le scommesse sono aperte, però c’è poco da scommettere quando in ballo c’è la salute dei cittadini, soprattutto quelli di una zona così delicata, la cosiddetta Terra dei Fuochi.
Ma M5s e Lega, pur avendo visioni completamente differenti sulla questione, sono fiduciosi che troveranno un’intesa. “Nel contratto è vero che c’è il superamento dei termovalorizzatori, ma intanto siamo nel 2018 e sono sicuro che, come abbiamo fatto in questi mesi, con Di Maio troveremo un’intesa per il bene del Paese. Sono fiducioso e ottimista”, dice il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Credo che come sempre alla fine tutte le diversità di vedute nel governo si superano. Quando ci vediamo e ci mettiamo al tavolo alla fine si va sempre va avanti. Ma oggi parlare di inceneritori è come parlare della cabina telefonica col telefono a gettoni. Qualcuno può essere anche ancora affascinato dal vintage ma sempre vintage rimane” afferma invece il ministro del Lavoro mantenendo la linea del MoVimento in tema di rifiuti. Ma stanno parlando della stessa cosa?
Si usa tanto il termine “inceneritore”, mentre si dovrebbe parlare solo di “termovalorizzatore” perché in realtà sono due cose diverse. È vero che l’inceneritore è una roba superata, nel senso che sono impianti che bruciano i rifiuti senza produrre alcuna energia dalla combustione dei rifiuti e sono collocati per la maggior parte al sud. I secondi, invece, permettono non solo di distruggere i rifiuti, ma anche di produrre elettricità. Gli inceneritori non si costruiscono più, quindi, quando M5s e Lega parlano in generale di inceneritori, si riferiscono necessariamente ai termovalorizzatori.
Altra differenza tra i due impianti di combustione dei rifiuti è l’impatto inquinante. Inceneritori e termovalorizzatori, bruciano lo stesso tipo di rifiuti, quelli solidi urbani e quelli speciali che derivano per lo più da attività produttive di industrie e aziende, ma i vecchi inceneritori, hanno un forte impatto inquinante, i secondi invece hanno un impatto più contenuto (che non vuol dire che non esiste) e sembrerebbe contribuire in maniera particolare all’effetto serra.
Il problema principale dei termovalorizzatori sono gli scarti, ovvero ceneri e fumi che però subiscono un trattamento di riciclo molto avanzato attraverso 4 livelli di filtraggio. Non a caso, nei paesi del Nord Europa i termovalorizzatori sorgono in mezzo alle città, come l’esempio di Copenaghen citato da Matteo Salvini. Sembra inoltre che tutte le analisi epidemiologiche recenti condotte intorno agli impianti moderni non abbiano evidenziato un aumento di patologie.
Contro gli inceneritori o termovalorizzatori si pone convinto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “L’inceneritore serve al sistema italiano? La risposta è che non serve incrementarne il numero. Questo perché la differenziata sta crescendo molto. Gli inceneritori sono il contrario della raccolta differenziata, più incenerimento meno raccolta differenziata. Se la raccolta differenziata cresce, cosa ‘dai da mangiare’ agli inceneritori? Quindi è un progetto a perdere”.
Ad accanirsi contro gli inceneritori è anche il ministro per il Sud Barbara Lezzi, per la quale “sui termovalorizzatori il contratto di governo M5s-Lega prevede una loro graduale chiusura. Puntiamo su riduzione dei rifiuti, differenziata, riciclo, impianti di nuovissima generazione per il recupero della plastica. E questo porta a nuove attività e posti di lavoro”.
Nel frattempo è stato firmato Caserta il protocollo d’intesa sulla Terra dei fuochi, con cui il governo attua un “piano d’azione contro i roghi tossici” per contrastare il fenomeno “delle discariche abusive e degli incendi dolosi”. “Terremo sotto controllo le aziende che producono scarti abusivi – promette Di Maio – e verificheremo che si proceda con le bonifiche”.
“Da oggi non più Terra dei Fuochi ma Terra dei cuori” ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, commentando il protocollo durante la conferenza stampa.