E’ polemica aperta con gli Stati Uniti: “Accuse senza fondamento”
PECHINO – È polemica aperta fra Stati Uniti e Cina per gli attacchi hacker a Google provenienti della Cina. Ieri la Casa Bianca aveva detto che il presidente Obama era “preoccupato” per la vicenda, e oggi prontamente è arrivata la risposta cinese. Prima il giornale del partito comunista, il Quotidiano del Popolo, ha accusato gli Stati Uniti di aver fomentato le rivolte in Iran attraverso internet. Poi un portavoce del ministero dell’Informatica ha definito “senza fondamento” le accuse di coinvolgimento di Pechino nei cyberattacchi. La scorsa settimana Google ha denunciato che pirati informatici dalla Cina sono entrati nelle caselle di posta elettronica che dissidenti cinesi avevano aperto sul portale. Il gigante del web per reazione ha detto che avrebbe tolto la censura che si era auto-imposto in Cina per compiacere il governo, anche se questo l’avrebbe costretto a chiudere la sua filiale nel paese. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha rivolto un appello alla Cina perché garantisca la trasparenza e la libertà su internet e ieri il presidente Obama si è detto “preoccupato per la falla nella sicurezza informatica che Google attribuisce alla Cina”. La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Oggi il Quotidiano del popolo ha accusato gli Usa di voler controllare Internet in nome della libertà sul web. “Dietro quello che l’America definisce libertà di stampa c’é una politica astuta – si legge in un editoriale firmato da Wang Xiaoyang -. Come si spiega l’agitazione in Iran dopo le elezioni? È stato perché la guerra lanciata online dagli Usa, attraverso video su Youtube e Twitter, ha messo in giro delle voci, creando divisioni, sollevando e seminando discordie tra i seguaci delle fazioni conservatrici e riformiste”. “Temiamo che agli occhi dei politici americani solo l’informazione controllata dagli Usa è libertà d’informazione – rincara la dose Wang – solo le notizie ammesse dagli Stati Uniti sono notizie libere, solo i discorsi approvati dal governo sono discorsi liberi e solo il flusso di informazioni adatti agli interessi americani sia libero”. Ma la risposta cinese non finisce qui. Un portavoce del ministero dell’Industria e dell’Informatica ha dichiarato che “l’accusa che il governo cinese abbia partecipato ad attacchi informatici, direttamente o indirettamente, è senza fondamento e punta a denigrare la Cina. Noi siamo fermamente contrari a questo”. Il portavoce ha sottolineato che le autorità hanno perfettamente il diritto di porre limiti sulla rete a contenuti “nocivi” e che questa politica non ha nulla a che vedere con le “restrizioni della libertà su internet”.