Siamo in attesa della squadra di governo che il presidente designato, Mario Draghi, dovrà presentare entro la prossima domenica, non di più. Ma le notizie ufficiali, per quanto riguarda le intenzioni reali di Draghi, restano ben riservate, nessun clamore, nessuna comunicazione social da parte dell’ex presidente della Bce, mettendo tutti in difficoltà perché con i le cose sono andate sempre diversamente. Mistero, dunque, massimo riserbo sui piani di Draghi, che ha condotto le consultazioni con i capi e i maggiori rappresentanti politici a porte chiuse e tutto quello che ne è trasparito si deve ai commenti post consultazioni dei politici di turno. L’idea, che in questi momenti concitati si sta facendo sempre più concreta, è che Draghi punti su una squadra assolutamente equilibrata, fatta dunque di politici e di tecnici, con un equilibrio che comprende anche la presenza femminile al 50%. Timing e lista dei ministri restano nelle mani del professore che potrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva già oggi ma anche domani, al massimo domenica.
Il sì di Rousseau ma il M5s si spacca
Dopo la piena approvazione da parte di quasi tutti i partiti, l’ultimo ostacolo per il governo Draghi era rappresentato dal M5s che nell’immediato è apparso assolutamente contrario per poi cambiare idea nel senso opposto. A colloquio con il presidente designato si è presentato Grillo – “l’elevato” come si è definito lui stesso – che subito dopo ha mandato per video un messaggio ai grillini affermando di aver trovato, invece che un banchiere impostato, un grillino pronto ad iscriversi. Una battuta, certamente, utilizzata per accattivarsi i favori degli iscritti alla piattaforma grillina e spingerli a votare a favore di questo Governo. “Ha detto che abbiamo cambiato il Paese, io gli ho proposto di fare il ministero della Transizione ecologica e sostenibile. Però senza la Lega, che non ha mai capito niente di ambiente. Mi ha dato ragione su tutti i nostri temi, ma prima di votarlo aspettiamo un attimo, seguiamolo e vediamo che succede. Sarete voi a decidere, ma vi chiedo un attimo di pazienza prima di mandare affanc… tutti”, ha concluso Grillo. Dopo la votazione di Rousseau, dove il 60% dei grillini (per l’esattezza il 59% dei 74.537 votanti sulla piattaforma Rousseau, pari a 44.177 di iscritti a Rousseau), si sono espressi positivamente, il governo Draghi sembra non avere più ostacoli.
Una prima reazione al voto, però, sembra essere la spaccatura all’interno del Movimento rappresentata da una parte cospicua degli iscritti alla piattaforma Rousseau, ovvero quell’abbondante 40% che ha votato NO. Una spaccatura che si fa concreta nell’abbandono ufficiale dell’attivista Alessandro Di Battista dal Movimento. “La mia coscienza politica non ce la fa più – spiega in una diretta Facebook subito dopo i risultati – da diverso tempo non sono in accordo con alcune scelte del M5S. Non posso far altro che farmi da parte. Da ora in poi non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle anche perché in questo momento il Movimento non parla a nome mio”. Infine, conclude non dimenticando di salutare Beppe Grillo, che è colui che “mi ha insegnato anche a prendere scelte controcorrente e oggi non posso far altro. Non ce la faccio ad accettare un M5S che governa con questi partiti”.
Il “mazziere” Matteo Renzi
Alla luce di quello che stiamo osservando, Matteo Renzi, dal basso del suo 3% tanto additato, non è solo colui che, in piena pandemia, ha aperto dal nulla una crisi politica e ha fatto cadere il Governo, ma è quello che ha rimescolato i giochi. Matteo Renzi, infatti, ha anche diviso il centrodestra con Lega che appoggia il governo nascente da una parte e FdI che si assicura l’opposizione dall’altra; ha rimesso in gioco FI e Berlusconi; ha messo in crisi il Pd che si troverà al governo con Lega e FI; ha creato una profonda spaccatura nel partito di maggioranza, il M5s, che ad oggi appare completamente spaccato. Matteo Renzi è il mazziere, ha le carte, le ha mescolate a suo piacere e le ha consegnate a Mario Draghi, riservandosi di ricevere una buona mano per il prossimo Governo. La partita è aperta.