In primavera annunciò un nuovo grande partito entro la fine di quest’anno, il partito della Nazione, invitando alcune personalità del Pd, in primo luogo Rutelli e Letta, ad aderire prima delle elezioni europee. Poi, preso atto che dal Pd nessuno se la sentiva di fare il passo e forte del 6% circa ottenuto alle elezioni europee, Pierferdinando Casini (“Pierfurby”, secondo Cossiga) ha cominciato a dare di gomiti convocando gli Stati Generali dell’Udc a Chianciano, tappa che dovrà condurre al Grande Centro.
È per questo che con voce altisonante ha gridato che l’Udc delle elezioni anticipate non ha paura e che senza Bossi una “maggioranza in Parlamento si trova”.
Insomma, Casini dà un colpo al cerchio (Pd) e uno alla botte (Pdl), a volte colpisce e altre volte lusinga tutte e due, sempre con il chiodo fisso: costruire un grande centro politico perché a lui il bipolarismo sta stretto. Vuole fare la politica dei due forni: una volta si allea con il centrosinistra e un’altra volta con il centrodestra, con il suo partito perennemente al potere e lui capo del governo. Ma finora i risultati sono magri.
In primavera dal Pd passò all’Udc il deputato Pierluigi Mantini, che promise che vari altri parlamentari erano sul punto di fare il grande salto, che invece non c’è stato. Dopo le recenti tensioni tra Berlusconi e Fini, Casini ha invitato il presidente della Camera a Chianciano nella speranza di attirarlo dalla sua parte; Fini ha risposto che lui su alcuni temi ha una visione diversa ma è uomo del centrodestra. L’unico che può veramente fare il grande salto è Francesco Rutelli, che ha annunciato che un suo “libretto è in uscita e parla di Kadima”. Kadima è il partito di centro fondato da Sharon in Israele che è formato da uomini moderati di sinistra e di destra. Rutelli, di fronte a parole come “sinistra” o “socialista” entra in depressione. Dunque, l’ex sindaco di Roma è l’unico probabile acquisto, troppo poco per fare un grande Centro.
Gli ha chiuso la porta in faccia anche Franceschini, il quale è stato chiaro: o un partito contro Berlusconi o niente, aggiungendo un particolare che alle orecchie di Casini suona come un affronto: il bipolarismo è un valore in sé, indietro non si torna.
Se al Congresso Pd dovesse vincere Bersani, questi guarda a sinistra, non solo al centro, ma Casini comunque pone un’altra condizione: niente accordi né con la sinistra alternativa, né con l’Idv di Di Pietro. Probabilmente, se si farà, il partito della Nazione sarà la stessa Udc con un altro nome e Casini, che mira a diventare presidente del Consiglio o della Repubblica, dovrà probabilmente accontentarsi di rimanere quello che è: un generale senza esercito con il sogno di un grande centro che è solo un grande bluff, perché i tempi passati non ritornano più e soprattutto nessuno è tanto stupido da farsi mettere nel sacco da Casini.
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