Riflessioni sul voto europeo del 26 maggio
L’atteggiamento vendicativo dei parlamentari e di taluni pseudo dirigenti esteri del Partito Democratico
Rivedo lo storico palazzo di Tirano. La piccola e pur commovente folla accorsa per ritrovare e ascoltare il vecchio combattente di tante “campagne elettorali” nel corso di una lunga, impervia vita politica. Colgo l’attimo in cui, Severino, il sindaco e neo candidato eletto del vicino villaggio, accenna un gesto della mano come per un segno di affetto, cogliendo l’affanno che ha colto nel mio viso affaticato dall’impegno, oltre ogni aggettivo, nel corso delle ultime settimane del tour elettorale nel Nord Ovest. Sulle pendici dell’alto colle, si può scorgere l’erta del mitico Mortirolo ove vaga l’anima inquieta del grande Pantani in cerca della sua Dea che lo conduca verso la vetta, che è, come dire, la traversata del Sahara per il Cammelliere nel turbinio del Ghibli, la tempesta di sabbia, soffocante e rovente, da toglierti persino il desio del respiro.
Riappaiono i compagni di Caiolo, il luogo in cui nacqui nella prima metà del secolo che fu, accorsi ad applaudirmi per un sentimento d’amicizia e incoraggiamento a perseguire l’impossibile sfida.
Ricordo Alan, il sindaco, rieletto, di Bianzone, il villaggio a me caro nel ricordo di Adalberto Bozzi, il tecnico che mi offrì la prima vera possibilità di mostrare le giovanili capacità di lavoro e conoscenza professionale acquisite, grazie al sacrificio del babbo Ettore che non è più e della quasi centenaria mamma Ilde, che sopravvive all’anima sua, sperduta tra il verde della valle, quasi non volesse abbandonare i suoi cari, Antonietta e Gianni, a cui ha dedicato ogni suo attimo di madre. Rivedo Sabrina, il team con Romolo ed Ettore, Cristina con il suo immancabile sorriso.
Riannodo il filo dei ricordi, Cinzia, alla guida della minuscola Clio, verso Como, Gallarate, Mantova e Cremona, che sopporta le mie insofferenze per i presunti suoi errori e mi conduce con destrezza verso la meta evitando, per un segno del destino, la terribile grandinata che imbiancò la vasta pianura seminando lutti e devastazioni, un cupo presagio per la mia imminente disfatta. La serata finale, finalmente libera da impegni politici, con Giuly and Cristian, e Cinzia con il viso cordiale e disteso, come a dire: uffa, è finita! Finalmente, e con quel brontolone, a cui nulla va mai bene. Un buon cin cin augurale dopo la commovente manifestazione meneghina: la grande folla accorsa all’arco della pace, a salutare Nicola Zingaretti, il segretario a cui è stato affidato l’oneroso, ingrato compito, di rianimare e riaffratellare i protagonisti di questo nostro Partito Democratico. Ero anch’io su quel palco. E per un attimo ho rivissuto la magia delle folle accorse a salutare, Enrico Berlinguer, nel corso della mia straordinaria esperienza politica dei primi anni ottanta del secolo scorso.
Grazie ai mille e più elettori ed elettrici della Valtellina che hanno voluto onorarmi con il sostegno e l’affetto di sempre. Di loro non mi dimenticherò. Sarà anzi lo sprone per un eventuale prossimo impegno politico nella mia valle. E grazie ai pochi benevoli viandanti che mi hanno sostenuto con il loro voto nelle terre del Nord Ovest.
Pochi, sicuramente. Spero non delusi, dopo aver notato la loro solitudine.
Oltretutto, vista l’assenza del mio nome sulla lista elettorale diffusa dalle agenzie d’informazione nel corso di tutta la campagna elettorale, senza che alcuna organizzazione del partito abbia agito per correggere il grave errore comunicativo, hanno mostrato interesse e affetto. Dei nove eroici miei sostenitori sul collegio estero, esprimo, oggi, il mio desiderio di conoscerli, abbracciarli, dir loro, vi voglio bene. Dimenticherò l’ingratitudine, la cattiveria, la mancanza di lealtà politica e umana, in primis dagli eletti (repetita iuvant, anche per la comunità italiana in Svizzera) democratici sul collegio estero europeo nel parlamento repubblicano, a cui è parsa vera e alettante l’occasione di escludere – non dico l’appoggio – la segnalazione della mia candidatura nel loro “cursus informativo” del periodo elettorale e di qualche (o più) pseudo dirigente democratico, che ha fatto il maramaldo sul corpo inesistente, ma orgoglioso, del candidato Giovanni Farina detto Gianni. Vergogna! Questa nostra forza democratica meriterebbe sorte migliore, sull’erto cammino a difesa dei valori di solidarietà, fraternità e giustizia per l’Italia e l’Europa che verrà.